Damalisca

da "Asporti non autorizzati"


Un violino suonava appassionatamente. La strada, in salita, era oscura. Su, in cima, la Luna, un cerchio di tela bianca. Davanti all'astro, due sagome che sembravano dipinte e ombre di gatti che correvano affamati. 

Una forma si muoveva come una farfalla. Damalisca, elegante, triste e ossuta, lanciava trippa e alici, senza dire una sola parola.

Era una sinfonia di gatti che saltavano e saltavano in aria, prendendo quello che potevano. Mangiavano, miagolavano, andavano verso il cielo.

Che Dama! Era la Dea buona per bestiole di ogni pelo.

E il gentile violinista notturno suonava da trent'anni, non aveva mai perso una notte. Fedele innamorato, sempre rifiutato, al saltare dei gatti suonava d'istinto.

La Dea dei gatti aveva una missione.

Il suonatore, rassegnato ma non stanco, miagolava e mangiava polmone. Pregava la Dea per un miracolo, anche lui, una notte sarebbe stato un gatto felice, libero nel vicolo.