Un caso archiviato
da "Asporti non autorizzati"
Il corpo del povero morto ammazzato giaceva riverso, con la faccia immersa nel fango.
Una segnalazione anonima aveva fatto ritrovare il poveretto lì, alle quattro di notte, sotto un lampione di via Marina. Il portafoglio dell'uomo, lacerato con rabbia, era stato gettato sul suo corpo.
C'era una cosa che non tornava agli occhi degli investigatori. Che significava quella coltre di foglietti strappati di carta igienica che ricopriva il cadavere?
Quando il corpo fu girato, due cose apparvero evidenti: la macchia scura sul petto, all'altezza del cuore, e una soave espressione di contentezza stampata sul volto.
Dai documenti, trovati dall'assassino nel portafogli, e buttati del criminale in una pozza d'acqua, la scientifica risalì all'identità dell'ucciso. Si trattava di un impiegato di banca.
Quanto all'autore del delitto e, soprattutto al movente, la polizia brancolava nel buio.
Il ritrovamento del portafoglio vuoto faceva propendere per la rapina, ma, contemporaneamente, la presenza della carta igienica complicava il quadro. La squadra omicidi bollò come assolutamente fantasiosa l'ipotesi, affacciata da un cronista, che si fosse in presenza di un rapinatore che se la faceva sotto.
Allora?
Si era, forse, voluto deliberatamente vilipendere il morto? L'impiegato aveva compiuto uno sgarro? Ma contro chi e per quale ragione?
Si indagò, come si suol dire, in ogni direzione. Gli investigatori si scontrarono, però, con il grigiore assoluto dell'esistenza del bancario, tutto casa e cambiali.
Sottrazione di danaro dalla cassa?
Ma neanche a pensarci!
Il caso venne presto archiviato.
Solo l'interessato, e neanche l'assassino, poteva sapere che si trattava di un suicidio perpetrato a mezzo di una rapina.
L'impiegato si era stancato della sua esistenza. Suicidarsi direttamente? Sarebbe stata una soluzione sopra le righe. L'uomo, poi, non voleva pettegolezzi sui motivi che avrebbero potuto indurlo all'estremo passo.
Alla fine, dopo essersi lambiccato il cervello, mise a punto il suo suicidio diabolico.
Una notte d'inverno scivolò fuori di casa con il portafoglio ben gonfio. Andò in via Marina, e aspettò che il suo destino si compisse.
Il rapinatore di turno, che non tardò a notare la sua vittima, non era particolarmente sanguinario, mai aveva ucciso. Quando, però, constatò che il portafoglio era gonfio sì, ma di carta igienica, francamente non ci vide più. Si sentì atrocemente preso in giro. Fece fuoco.