Il Mago
da "Asporti non autorizzati"
La giovane e nobile Lucrezia, duchessina di Riotorto, fremeva e sognava. I fremiti originavano da terrestri visioni di aitanti garzoncelli e mozzi di stalla che incontrava quando si preparava per le sue lunghe cavalcate. Inesorabilmente i puri occhi della giovane cadevano su qualcosa di misterioso che prorompeva gagliardo e prepotente dallo stretto vestito che copre il centro di quella parte del corpo dove finisce il busto, e cominciano le cosce. Forte del suo rango, Lucrezia avrebbe potuto dire a uno di quei servi: “Mostrami immantinente cosa colà nascondi, misero villano!” Ma la vecchia balia l’aveva ben messa in guardia da certe cose e certe ubbie.
I fremiti si erano allora sublimati in sogni. E la giovane vagheggiava l’incontro con un nobile giovane, di rango adeguato, che le avrebbe potuto mostrare legittimamente, a sponsali avvenuti, quello che gli uomini celavano alle fanciulle.
Un bel giorno fu chiesto a Ludovica di posare per il pittore di corte. Il suo ritratto era stato richiesto dal giovane re in persona, che voleva accasarsi, ed aveva richiesto di vedere in effigie tutte le nobili giovani del reame, per scegliere quella destinata a divenire sua sposa.
Re Ermengardo sentì subito un fremito quando vide le fattezze di Lucrezia, mirabilmente ritratte nella parte alta del busto. Ermengardo serbava un dolcissimo ricordo della balia e Lucrezia, per certi precisi versi, gliela ricordava. Il re si innamorò subito di Lucrezia.
Ci furono ambascerie, patti, accordi e, alla fine fu deciso di celebrare le nozze.
Nel giorno stabilito, il re partì dalla capitale alla volta della città di Lucrezia.
La città era parata a festa. Un grande arco trionfale, ornato di fiori profumatissimi era sulla strada principale, che conduceva al palazzo ducale. Lì era atteso il re, promesso sposo della duchessina Ludovica.
Ludovica non sognava più, perché i suoi desideri nuziali si stavano per realizzare. La giovane semplicemente fremeva. Fremeva nell'attesa del momento nel quale avrebbe potuto chiedere al suo augusto sposo: “Mio Signore, può la tua sposa vedere l'inclito rigonfiamento?”
La donna girava come una trottola da una sala all'altra del palazzo. Poi, da una finestra scorse, nella piazza d’armi, una folla vociante che assisteva ad un torneo. Decise di assistervi, giusto per distrarsi e tentare di far cessare l’ansia corporale che l’attanagliava.
Ludovica si precipitò nella piazza e si sedette nel luogo che competeva al suo rango. Era in corso una gara di balestrieri.
Non passò molto tempo e accadde che la giovane principessa Lodovica ebbe un increscioso incidente. Capita oggi che da un’arma da fuoco parta un colpo accidentalmente, provocando disastri incalcolabili che nessuno voleva e poteva prevedere. Non era tempo di pistole e di fucili, ma, da un arco di un prode balestriere, fuggì impazzita una freccia, che colpì la bella duchessina. Lodovica, con la dissennatezza della sua verde età e per il travaglio del suo animo impaziente, ma ignara dei pericoli della vita, stava seduta scompostamente, a gambe larghe. La freccia sacrilega andò ad infrangere la barriera della virtù della giovane, dote più grande che all’epoca potesse avere una ragazza da marito, per di più promessa al sovrano di quelle contrade.
Grande tragedia! Lodovica doveva andare sposa quel giorno.
Come rimediare?
Il cavaliere sbadato venne mandato a morte, ma questo non poteva bastare.
Nascosta da sguardi indiscreti da un tendone, la giovane venne trasportata, in uno con con la sedia e con l’oltraggiosa freccia fino a una ben celata stanza del castello.
Il cerusico reale subito dichiarò che l’arte sua era impotente di fronte al triste accadimento. Egli non poteva riparare l’offesa.
Il duca padre e la duchessa madre erano semplicemente affranti, il matrimonio rischiava di saltare.
“La frittata è fatta,” disse con sapienza contadina l’anziana balia di Lucrezia.
Fu chiamato il bibliotecario ducale per sapere se egli fosse a conoscenza di qualche libro sapienziale dove fosse scritto come risolvere il garbuglio. Ma l’uomo di cultura rispose: “Non vi è libro al mondo di questa fatta. Però io so, per confidenza fattami dal bibliotecario reale, che il re vuole che le fanciulle siano come i libri che acquista, intonsi.
Finalmente la balia ricordò di una possibile soluzione e tanto insisté che venne chiamato al palazzo il Mago Gazzillo, ultimo discendente di una schiatta di potentissimi e illustrissimi stregoni . Con un colpo di bacchetta magica, il nostro mise a posto la situazione. La barriera, per incanto, ritornò al suo posto.
Tutti vissero felici e contenti, dunque? Non andò proprio così.
Non accade ancora oggi che chirurghi, anche valorosi, dimentichino nella pancia dei clienti, ovatta, ferri e finanche la colazione? La prima notte di nozze, capitò, per l’appunto, che il Re Ermengardo, legittimo sposo di Lodovica, trovasse una bacchetta magica là dove non doveva essere.