La fabbrica di pantaloni
da "Asporti non autorizzati"
L'attività ferveva al “Premiato pantalonificio Gargiulo”, piccolo ma laboriosissimo laboratorio di abbigliamento per uomo della Pignasecca.
Antonio Gargiulo, titolare della ditta, aveva costituito in breve tempo una cospicua fortuna. Si poteva permettere agi, comodità e la disponibilità, quasi illimitata, di sfrenati beni di lusso. Il segreto del suo successo andava ricercato sì nella sua abilità imprenditoriale e commerciale, ma soprattutto nella capacità innata di ipnotizzare la gente.
In un bugigattolo sporco e maleodorante, lavoravano per lui, addossate l'una sull'altra, una decina di ragazze sui diciotto anni, chine per dodici ore al giorno su vecchie macchine per cucire.
Altro che paga sindacale! Le ragazze si accontentavano di solo poche migliaia di lire al giorno. Con un compenso appena un poco più alto, le infaticabili lavoranti avrebbero potuto trovare decine e decine di altri lavori meno faticosi. E questo, si badi bene, anche in un periodo di profonda crisi economica, come quello che si stava attraversando.
Eppure, quelle ragazze si consideravano delle vere e proprie privilegiate e lavoravano come invasate. Sapevano che se avessero rallentato il ritmo infernale, c'erano pronte decine di altre giovani disposte a sostituirle.
Il segreto di quei rapporti di lavoro, che avrebbero mandato in sollucchero anche il datore di lavoro più socialmente avanzato, era, come abbiamo detto, nelle doti del Gargiulo, e nelle tre pause giornaliere che aveva istituito.
Non aveva sorveglianti, non controllava personalmente il lavoro, Gargiulo si faceva vedere solo ogni quattro ore, in quella che chiamava, pomposamente, fabbrica. Induceva un'ipnosi di massa e dava le suggestioni giuste.
Le ragazze non aspettavano altro. Come forsennate aprivano la chiusura lampo dei pantaloni che stavano cucendo e, d'incanto (ipnotico), appariva ciò che ogni fanciulla timorata si aspetta che appaia tirando una cerniera. Pur nel poco spazio a disposizione, le giovani si buttavano come invasate contro i pantaloni e, in dieci minuti, ricavavano il meglio da un paio di pantaloni artificialmente riempito.
Trascorso il tempo dello spacco, Gargiulo dava il segnale ipnotico di ripresa del lavoro. Ai mugolii e ai gridi di piacere si sostituivano i suoni monotoni delle macchine da cucire. Le ragazze si buttavano di nuovo disperatamente sul lavoro, per ammazzare il tempo, prima che scattasse una nuova pausa.