Il pianto

da "Asporti non autorizzati"


Ogni anno, in occasione della benedizione pasquale delle case, si ripeteva la stessa scena. Il parroco Luca Nardoni, che a tutti i costi voleva riportare nell'ovile del Signore una pecorella smarrita, bussava, con un sorriso radioso alla porta del professor Vincenzo Gaudetti.

"Zeus sia lodato!" salutava l'insegnante, ma, poiché non vi era saluto di risposta, aggiungeva: "Sia benedetto il suo santo nome."

Il tutto avveniva sotto lo sguardo accigliato e pensoso del busto di Giordano Bruno, che faceva bella mostra di sé nell'ingresso di quella casa.

I tempi continuavano a non essere maturi per la conversione e all'anziano parroco non rimaneva che battere in ritirata e, insieme all'immancabile chierichetto, soda primizia nell'orto del Signore, continuare il suo apostolico cammino. Una vera e propria sfacchinata in quell'edificio fatto di alte scale e di immensi corridoi, antico palazzo nobiliare ora ridotto a popolare falansterio.

Il Gaudetti, per parte sua, dopo aver reso il dovuto omaggio a Giordano Bruno, tornava pacificato anche quell'anno, nel suo studio, tra scaffali colmi di libri e sotto il vigile sguardo di un altro busto, quello di Voltaire. 

Non doveva ingannare l'aspetto dell'insegnante, quegli occhi pesantemente cerchiati di nero e il colorito pallido, le labbra esangui, non erano il risultato di stravizi, ma di ininterrotti studi diurni e specialmente notturni. Gaudetti leggeva, dava uno sguardo al filosofo francese, come per trarne ispirazione, faceva ruotare voluttuosamente in aria la penna e cominciava poi a riempire pagine su pagine con la sua minuta calligrafia.

In quel momento attendeva al suo ultimo studio: "Il diritto di cambiare idea, pietra miliare della civiltà europea dopo l'Illuminismo".

L'anziano parroco, per parte sua, viveva momenti difficili in una società sempre più secolarizzata. La prova lampante era in quel giro per la benedizione. Porte che non si aprivano, o porte sbattute in faccia. Irrisioni, mancanza di rispetto, sanguinosi insulti come quando gli si chiedeva di benedire una bambola gonfiabile, spacciata per Santa Moana della Celestiale Offerta. Solo qualche anziana e rara bigotta, ultima mohicana, gli dava un caldo benvenuto.

Anche il parroco Luca cercava conforto, ma non nello studio, bensì nel contatto umano con chi, immune dal contagio del secolarismo, del laicismo e dello scientismo, era saldo come una roccia nella sua fede. Nei confini della parrocchia si era stabilita una comunità sempre più nutrita di musulmani. All'inizio Luca li aveva guardati con sospetto e inquietudine, poi quando aveva ricevuto direttive che promuovevano il dialogo interreligioso, li aveva cominciato a considerare sotto una luce diversa. Alla fine, li aveva apprezzati. Gli ricordavano i bei tempi andati quando la chiesa trionfava. "Ma, in fondo, succeda quel che succeda, se essi vinceranno, meglio la fede che l'ateismo". Uno psicoanalista avrebbe diagnosticato che soffriva dell'invidia del pene teologico. 

Un mattino, la vecchia domestica che accudiva Vincenzo Gaudetti, trovò il professore riverso sulla scrivania, con penna ben stretta tra le dita, fulminato da un attacco cardiaco. La penna appariva deformata, forse per la forza prodotta dagli ultimi spasmi. La donna si dispiacque, ma fino a un certo punto. Era una delle ultime seguaci del parroco e condivideva con lui una franca esecrazione verso Vincenzo. 

La domestica non rimase, però, atterrita per aver scoperto il morto, ma per una visione terribile che si parò davanti ai suoi occhi. Il busto di Voltaire piangeva a calde e a ininterrotte lacrime. Certo era l'intervento di Satana davanti a un suo devoto seguace. La donna fuggì tremando. 

Andò subito dal parroco e, dopo aver ripreso l'uso della parola, poté informare Luca della tremenda notizia.

Il prete fece promettere alla serva di mantenere il più stretto riserbo sull'accaduto e si recò subito nella casa del reietto.

Don Luca si tolse il cappello e si grattò sulla chierica. Era molto perplesso. Quanto gli era stato detto dalla domestica era vero, purtroppo. Voltaire piangeva, e pure a dirotto. L'evento era fuori dell'ordinario. "Ma non è certo un miracolo. Come si può ammettere che il simulacro di un pagano ammazzacristiani sia capace di un evento prodigioso. Che si tratti di un miracolo pagano? Anche le statue di Giunone e di Apollo nell'antichità avevano pianto. Ma che sciocchezze sto dicendo!"

La questione lo tormentava. Si inginocchiò e pregò per ottenere l'illuminazione. Ma non si rese conto che si stava genuflettendo davanti al busto piangente di Voltaire. Neanche chi la luce doveva fornirgli se ne accorse e, finalmente… illuminazione fu.

"Dunque, se presentassi al mondo lo spettacolo di questo simulacro farei venire in superficie le contraddizioni tra ragione e soprannaturale. I razionalisti impenitenti potrebbero trovare mille motivi per screditare il fenomeno alla radice. Poi, comunque, si potrebbe creare scandalo nelle anime semplici e qualcuno potrebbe attribuire chissà quali significati a quel pianto."

Detto fatto, la decisione fu presa e Don Luca si rialzò.

Innanzitutto fu celebrato un funerale solenne in chiesa al professor Gaudetti, che non aveva parenti in vita che potessero far rispettare la sua volontà, che sarebbe stata certamente contraria a quella funzione.

"Tutti sanno che il caro Vincenzo viveva nel peccato razionalista, ma all'ultimo istante della sua vita, egli si è pentito delle sue nequizie. E la chiesa ha accolto misericordiosa questa anima penitente, certo con l'intercessione di San Dunstano de la Boucle." Disse il parroco all'omelia.

San Dunstano de la Boucle, abate di Saint-Loup, era la chiave di volta dell'illuminazione di Don Luca. Il prete non aveva fatto altro che porre un aureola sul busto di Voltaire, con quella sua bella capigliatura posticcia di uomo del Settecento e cambiare l'iscrizione che era alla base del manufatto. "Così ho gabbato quell'animaccia nera di un razionalista, laicista, scientista." Si disse Don Luca, fregandosi le mani.

Ma chi era quel santo? Egli, uomo pio e probo, durante la rivoluzione francese, aveva rifiutato di di adorare la Dea Ragione e di abiurare la vera fede. Anche quando la sua testa era stata recisa, egli aveva continuato a salmodiare e a intonare inni sacri. La chiesa, di fronte a quegli eventi prodigiosi lo aveva santificato e proclamato protettore dei produttori delle lame.

Dopo qualche mese il Bollettino dei Laici Razionalisti pubblicò questa lettera postuma del professor Vincenzo Gaudetti.

"Quando leggerete queste mie brevissime note sarò già morto. Sarà stato celebrato anche il mio funerale solenne in chiesa. Un improbabile santo sarà stato elevato alla gloria degli altari, e il suo busto piangente farà bella mostra di sé in una cappella laterale della chiesa dell'amato parroco Don Luca Nardoni. Non fatevi ingannare. È il busto del buon, vecchio Voltaire, dentro il quale ho inserito un meccanismo che lo faceva piangere. Il comando per azionare le lacrime era nella penna che avevo sempre con me da quando avevo saputo che la mia morte era imminente. Stabilite voi chi è il gabbato."