Conservatorio
da "Asporti non autorizzati"
Il maestro di violino Ubaldo Sforza, valente solista e professore del Conservatorio, passava tutta la notte a studiare e ad esercitarsi con il suo strumento.
La moglie, Annunziata Ulloa, acclamata soprano, poiché era un talento naturale, non aveva bisogno di esercitazioni.
Quando non era impegnata in tournée, la donna si rompeva le scatole a guardare la televisione, nella stanza attigua a quella, completamente insonorizzata, dove il marito lavorava.
La storia andò avanti fino al giorno in cui la Ulloa si portò a casa un giovanotto, che sembrava veramente notevole.
"Non ti fidare delle apparenze" sussurrò in un orecchio al marito. "È un castrato."
"Possibile?" disse Ubaldo. "Al giorno d'oggi si fanno ancora certe cose barbare?"
La moglie spiegò che un tragico gioco tra bambini aveva condotto alla totale mutilazione del poveretto.
"Ha una voce dolcissima, ma non è educato musicalmente. Gli darò lezioni di canto" annunciò la soprano.
La Ulloa insistette per far sentire al marito un pezzo cantato dal suo protetto.
Effettivamente, il castrato aveva doti notevoli. Ubaldo, però, notò che i movimenti delle labbra del giovane non corrispondevano alle parole che sentiva. Sembrava che non ci fosse sincronizzazione.
"Sarà una particolarità dei castrati" pensò alla fine il perplesso maestro.
Una sera, il professore di violino smise di esercitarsi prima dell'ora consueta. Era stanco. Si infilò nella stanza da letto e, orrore! La moglie giaceva con il castrato.
Ubaldo Sforza guardò il giovanotto con attenzione. Ma quello non aveva nessuna mutilazione! Indicando ciò che non ci sarebbe dovuto essere, gridò: "Lo dicevo io che era doppiato."