Confessioni di un pilota di UFO

da "Asporti non autorizzati"


Ho conosciuto un ufologo, uno dei maggiori. Sosteneva che gli extraterrestri sono tra noi ed hanno basi nella Fossa delle Marianne e nel Mare Adriatico. Ma io non riesco a figurarmi i figli delle stelle a mollo, in acque più o meno profonde, senza comodità. Lui, poi, che aveva fatto fortuna scrivendo storie strampalate sui presunti abitatori di lontani pianeti, viveva tra mille agi in una deliziosa località. Poi sono venuto a scoprire l’arcano. Quell'ufologo, con la sua vocetta chioccia, propria di atmosfere più rarefatte, era un venusiano. Sapete bene come sono i venusiani, non devo dirlo io: bugiardi, fanfaroni, inventastorie. E la moglie? Una donnetta ciarliera, abilissima però a tirare la sfoglia e a fare buonissimi tortellini. Era una mercuriana, e anche le pietre sanno che le mercuriane in queste cose di cucina rivaleggiano con le bolognesi e amano alla follia il parmigiano.


Le mie esperienze con gli extraterrestri sono, invece, genuine, autentiche. Ho i miei contatti e anche se era stato difficilissimo, alla fine c’ero riuscito. Mi trovavo in un famoso bar all'aperto di piazza San Domenico Maggiore, all'ombra di un possente obelisco, là dove aleggiava ancora la compiaciuta presenza di Giordano Bruno e dei suoi “Infiniti Mondi”. E lui era di fronte a me, mentre sorseggiava tristemente la sua bevanda alcolica. Fu lui a rompere il ghiaccio. Cominciò a strofinarsi forsennatamente contro la sedia, poi mi disse:

“Mi prude.” Poi fece una pausa studiata. “Un tempo, quando avevo sei mani, era facile risolvere una situazione come questa. Ed era tutto un bel crocchiare sulle mie belle scaglie lucenti.”

Per educazione non chiesi che fine avevano fatto le altre quattro mani. Lo appresi poi. Posso anticipare solo che, come mi confessò, le scaglie erano state rimosse da un rinomato chirurgo plastico brasiliano.

Lo guardavo: occhi azzurri velati di malinconia e una faccia che somigliava, fatte le debite proporzioni, a una formica.

Si chiamava Qwerty. Il padre, fin quando i computer non si comandavano con il pensiero, era stato un appassionato sfegatato di tastiere, e Qwerty era la traduzione dal kepleriano dei primi cinque tasti.

“Quando si è sviluppata l’intelligenza su Kepler453?” Domandai.

“Bisogna intendersi su cosa si intende per intelligenza. Le dirò molte cose e lei, alla fine, spero che capisca.

Comincerò col dire che vi teniamo sotto osservazione da almeno diecimila anni. Su da noi c’è da allora un programma televisivo molto seguito “Inventa una religione molto stupida”. Il vincitore ha un frigorifero. Noi non abbiamo religioni da almeno cinquantamila anni. Così, per provare l’effetto che fa, il vincitore con il suo bel frigo scende sulla Terra e fa il profeta. Noi da lassù osserviamo quello che succede, ci divertiamo moltissimo a vedere come vi squartate perché proponiamo solo religioni di pace certificate.

Kepler453 ricorda molto la Terra, anche lì c’è una penisola come qui da voi, ricca di storia e di cultura, soprattutto di cultura e di saper vivere. Là io sono nato. Si chiama Ailati. Pochi anni fa abbiamo celebrato il decimillesimo anno di fondazione del nostro stato. Fu inaugurato il grande Palazzo della Civiltà Ailatina, per celebrare degnamente l’anniversario.

L’immenso palazzo, fatto di blocchi e di torri, era stato pensato alla luce dei più moderni sistemi di comunicazione: una metropolitana per collegare i vari piani, una linea tranviaria per unire le torri e tante montagne russe intorno al fabbricato per costituire almeno un diversivo per le migliaia di quelli che lavoravano negli uffici interni.

Purtroppo, e mi duole dirlo, erano stati completamenti sbagliati i calcoli strutturali. Non era la prima volta che venivano usate travi di cartone pressato al posto delle travi di acciaio.

Se ben progettate, le travi di cartone non sono per nulla inferiori a quelle di acciaio. In pratica, cambia solo il nome. Ma quella volta, si era francamente esagerato. Perché si era voluto lucrare sulle travi di cartone e si era lesinato un po’ sulla colla di farina.

Rifatti tutti i calcoli, i progettisti si erano accorti che il palazzo non avrebbe resistito già il secondo giorno dopo la sua inaugurazione, in luogo dei sessanta giorni preventivamente calcolati.

A questo punto il paese non avrebbe ricavato niente di buono, almeno sotto il profilo del ritorno di immagine. Si decise, quindi, di ricorrere alla fatalità, sotto forma di un incendio improvviso per cause da accertare. Ciò permise, comunque, di ottenere un altro ritorno in termini economici, lucrando il risarcimento dell’assicurazione.

La commissione di indagine prontamente costituita per lucrare i gettoni di presenza, brancolò nel buio per decine di anni, poi adottò proprio la tesi della fatalità.

Come era felice Ailati, un tempo. Poi successe l’irreparabile.”

“Vi distrusse la kryptonite?” Chiesi timidamente. Poi incalzai: “Kepler453 perdette l’atmosfera per effetto del vento solare? Tutta l’acqua si evaporò? Si esaurirono le risorse minerali? Il pianeta impattò con un meteorite gigante? Finiste in un buco nero? Terremoti devastanti?  Vulcanismo esagerato?”

Ad ogni mia ipotesi Qwerty scuoteva vigorosamente il capo. Poi quando non riuscii a formulare altre supposizioni:

“Niente di tutto questo,” disse laconicamente Qwerty, e riprese a sorseggiare con tristezza la sua bevanda.

Capii che l’argomento era doloroso per il mio interlocutore e, per alleggerire l’atmosfera che diveniva molto pesante, passai ad altri argomenti.

“È vero che migliaia di anni fa la Terra era popolata da grossi scimmioni e che voi avete donato la luce dell’intelligenza inseminando quegli esseri?”

“Balle!” Tuonò Qwerty. “Come avremmo potuto? Se non siamo in presenza di una femmina con almeno sei seni, non riusciamo a far fare il suo dovere neanche ad uno dei nostri otto organi riproduttivi.”

“Un’altra domanda: è vero che abitate sulla Terra nelle profondità della fossa delle Marianne, lo sostiene un nostro celebrato ufologo.”

“Conosco quell'ufologo, è da una vita che campa alle nostre spalle. Quel miserabile sfruttatore di extraterrestri venusiano spara panzane su panzane sul nostro conto. Sostiene anche che rapiamo i terrestri e li sottoponiamo ad accurate ispezioni rettali. Bubbole! Però, dato che ne scriveva in modo così convinto, abbiamo sottoposto lui ad ispezione rettale. Che ci vada lui a vivere nella fossa delle Marianne. Io tengo a precisare che abito a Beverly Hills, ho una folta servitù in una villa con parco, piscina e Jacuzi e campo alla grande scrivendo sceneggiature di film di fantascienza per Hollywood. Spesso, poi, vengo nel vostro paese dove domina una raffinatissima cultura. Una volta anche ad Ailati c’erano gli stessi fermenti culturali, poi spazzati via da un evento catastrofico.”

Qwerty fece una smorfia e agitò le mani adunche. Lo guardai con fare interrogativo e lui rispose alla mia muta domanda. Una lacrima mi sembrò che gli spuntasse nell'occhio.

"Nei tempi d’oro, si creavano intensi rapporti sociali tra chi dava e chi riceva. Spesso le famiglie dei due schieramenti si incontravano, e sbocciavano amori, amicizie durature. Il denaro passava velocemente da mano a mano in buste eleganti, poi si riversava sul libero mercato. Si acquistavano opere d’arte, astronavi a due e quattro posti con rifiniture elegantissime, orologi atomici da polso, tute spaziali all'ultimo grido. Le fabbriche e gli artigiani lavoravano a pieno ritmo. L’economia andava a gonfie vele, le arti prosperavano. Soffiava impetuoso il vento dell'innovazione, perché la burocrazia, che tutto frena, veniva resa inoffensiva da adeguati gesti di generosità. Insomma, Kepler era un alveare felice. Poi, poi ci fu un colpo di Stato, che distrusse un pianeta beato e lo portò ai primordi della vita civile. Il potere fu preso dalla terribile e spietata Autorità Anticorruzione. Li conoscevo bene i rappresentanti di quella funesta entità: esseri dei volti tristi, lividi, individui incapaci di godere, mossi da invidia sociale e da autismo morale. Personalmente, per via che avevo fornito la colla di farina per le travi di cartone, fui condannato al taglio delle mani, di quelle superflue per i meri bisogni corporali. 

Su da noi, il cosiddetto bene trionfò. Niente più tangenti, niente più corruzione, niente più profitti illeciti. Che palle! Una noia mortale! La fine della cultura e della civiltà. Io e tanti altri buoni compagni di mille avventure diventammo migranti spaziali e vagammo per il cosmo alla ricerca di forme intelligenti di vita. Dove prendono almeno il cinque per cento sono intelligenti, questo secondo i parametri stabiliti dalla Federazione dei Pianeti Uniti.

Poi scoprimmo che nel vostro paese prendevano il venti per cento e capimmo che qui le forme di vita erano intelligentissime. Sembrava di stare a casa come una volta, gli stessi lieviti culturali. Perciò, pur vivendo in California, ritorno molte volte all’anno da voi. È il posto ideale, una base sicura. Partecipiamo agli appalti pubblici e raccogliamo fondi qui e in tutta la galassia per riorganizzare le forze e per abbattere l’Autorità Anticorruzione e il suo pallosissimo impero del bene. Su Kepler453 e a Ailati un giorno finalmente tornerà la civiltà, la cultura e la felicità."

Le parole di Qwerty suonarono ultimative. Il colloquio era da intendersi finito. Accennai a un saluto e me ne andai, intanto il mio interlocutore si abbassò il cappello sugli occhi azzurri velati di malinconia e continuò a sorseggiare tristemente la sua bevanda alcolica.