Occhi Azzurri
da "Asporti non autorizzati"
Lin Nao era un mercante per diletto, o, meglio, aveva abbracciato quella professione perché essa gli consentiva di viaggiare in lungo e in largo per il mondo. Ora visitava l'Ewrubba. Era stato in El Andalus, nel Novo Maghreb, in Nova Turkia e ora si trovava nella Nova Lybia. Uomo di grandissima cultura, Lin, arrivato a quarant’anni aveva deciso di abbandonare temporaneamente i libri, per scoprire di persona genti e culture. Poi, tutto quello che di utile era necessario alla gente veniva prodotto unicamente in Cina e Lin non aveva fatto altro che accodarsi ai mille e mille venditori che dal suo paese, viaggiavano in ogni continente per proporre per la vendita le merci più disparate. Queste ultime arrivavano poi, dopo l’ordine, con navi ed aerei senza equipaggi.
Il cinese percorreva incuriosito, quel giorno di maggio del 2305, le strette, antiche vie di Nabuli ed osservava i panni stesi ad asciugare su fili tra i palazzi e le le folkloristiche genti locali, che vociavano, parlavano agitando le mani, cantavano, affollando il decumano maggiore. Era un miscuglio di popoli, per lo più wolof e serer. Ma vi erano anche, ciascuno nel proprio quartiere, mandingo, fulani, berberi, yemeniti, maghrebini e cento altri.
Il mercante si diresse verso la pizzeria “da Abdoulaye”, dove, oltre a mangiare una buonissima “quattro stagioni” avrebbe proposto al titolare, che era un amico oltre che un cliente, l’acquisto di un nuovo robot pizzaiolo particolarmente sofisticato. La pizzeria aveva alle pareti la solita paccottiglia che hanno tutti quei tipici locali nabulitani: sciarpe azzurre del Nabuli calcio, fotografie di personaggi che erano stati molto amati in città, anche centinaia di anni prima. Tra essi Kalidou Koulibaly, grande calciatore, che aveva giocato nella squadra del Nabuli quando i nabulitani ancora credevano di essere bianchi. Non poteva mancare il sublime attore e principe ottomano Totuf, ritratto nella locandina di un suo vecchissimo film, nelle vesti illustri di ambasciatore del Katonga.
Abdoulaye era intento alla preghiera nella grande moschea di Nabuli. In quel luogo, anni e anni prima gli idolatri avevano adorato un dio pagano, Jennar. Le false reliquie di quella finta divinità erano state disperse e le statue in metalli preziosi che lo ricordavano erano state fuse.
Il cugino Amadou aveva una notizia importante da recare e non si fece scrupolo di interrompere la preghiera di Abdoulaye.
“Tua moglie Awa ha partorito.”
La gioia di Abdoulaye subito sparì e si trasformò in collera.
“Grande sciagura, però. Sono costretto a dirti che il bimbo è bianco, ha occhi azzurri e capelli biondi.”
Abdoulaye si precipitò a casa, che era nel retro della pizzeria. Evidentemente Awa era un’adultera ed andava punita, ma il pizzaiolo si chiedeva con chi avrebbe potuto concepire un simile mostro. Non c’erano da nessuna parte, nell’intera Nova Lybia, uomini bianchi, con gli occhi azzurri e i capelli biondi. E allora con chi era stata Awa? Forse con un jin, un demone, un genio malefico?
Lin Nao entrò nella pizzeria, deserta a quell’ora, e sentì le urla provenire dai locali retrostanti. Abdoulaye stava picchiando Awa e minacciava di metterla a morte. Il cinese corse verso l’interno e dalle frasi concitate del pizzaiolo e dalla visione del bimbo nella culla capì quello che era successo.
“Per carità, fermati Abdoulaye. Questa donna non ha colpe. Posso spiegarti quello che è successo.”
Il pizzaiolo fermò la mano che stava per percuotere ancora una volta la giovane donna e rimase in fremente attesa di una spiegazione.
Un tuo antenato, cento, duecento anni fa si è accoppiato con una donna delle stesse caratteristiche di tuo figlio. Questi tratti fisici erano comuni negli individui che una volta popolavano i territori che sono ora la Nova Turkia e le terre più a nord, prima dell’Artico. Per uno scherzo della natura ora questi caratteri sono saltati fuori tutti insieme in tuo figlio. Perché è tuo figlio, non temere, conosco bene Awa. Comunque so per certo che esistono sparutissimi gruppi di neander nelle terre ghiacciate a nord della Nova Turkia, oltre El Satukhulm. Essi sono come tuo figlio. Stanno per estinguersi ma, per ora, vivono a uno stadio primordiale, praticando la caccia e raccogliendo erbe, bacche e radici. Si tengono alla larga dai discendenti degli arabi e dei neri, perché sanno che avrebbero tutto da perdere. ”
Abdoulaye conosceva Lin Nao e la spiegazione sembrò acquietarlo, ma arrecando un grande dolore ad Awa, disse: “E allora portiamo il bimbo da questi che chiami neander, starà con la sua gente. Qui girano ancora antiche leggende su jin malefici, bianchi, biondi e con gli occhi azzurri. A Nabuli il bambino sarebbe sicuramente ucciso.”
“Distruggeresti il cuore di sua madre, la buona e onesta Awa. Poi, quello che dici non è vero, il bimbo non corre pericoli, perché è uno solo della sua specie. Vedrai che la buona gente di Nabuli gli farà buona accoglienza. Pensaci, un giorno avrai un bianco, biondo con gli occhi azzurri che servirà ai tavoli. La gente verrà da ogni parte per vederlo e mangiare una pizza. I tuoi affari prospereranno.”
In quel momento cominciarono ad arrivare i primi clienti della giornata. Fece la sua apparizione anche un musicista dogon, Nikolardiouf, che suonava uno strumento a corda, panciuto, a forma di goccia.
“Questo strumento è un mandolino. Sembra antico. Quanti anni ha?” chiese Lin al musicista.
“Più di trecento anni” rispose il dogon.
Lin chiese lo strumento, ne accarezzò le corde e ne trasse una melodia.
"E un giorno - aggiunse Lin – sicuramente sarà composta una simpatica canzone con un ritmo antico che parlerà di uno strano bimbo bianco apparso non si sa come in una famiglia wolof. A volte gli strumenti ricordano e capiscono. Gli uomini no".