Bisogni

da "Asporti non autorizzati"


Si sa che quel fastidioso inconveniente, che spinge (o, forse, spingeva) gli uomini di età più che matura ad alzarsi nel cuore della notte per attendere a necessità fisiologiche, ha (o, forse, aveva) l’imbarazzante nome di iperplasia prostatica benigna.

Vista la sua nuova condizione, perché il professor Onofrio De Lutiis era costretto ad abbandonare di notte il suo stato di sospensione per correre idealmente verso il bagno? Attività ora sostanzialmente inutile, ma verso la quale il già anziano accademico era spinto da una forza irresistibile e misteriosa. Era una situazione che tormentava (se era lecito utilizzare questo termine) il cattedratico e alla quale non sapeva dare una risposta.

L’uomo non aveva avuto nessuno al mondo, solo un gatto, Pomponio. La bestiola lo gratificava di un affetto sconfinato e gli riservava un onore che i felini riservano a pochi, quello di leccare i capelli e la barba, quasi avessero a che fare con un essere amato della propria specie.

Anche Onofrio aveva provato sentimenti di profondo attaccamento per l’amico a quattro zampe e si commuoveva quando il micio passava energicamente la linguetta ruvida sui suoi peli.
Ma un giorno il gatto aveva annusato il nuovo supporto, aveva cercato barba e capelli, aveva rifiutato il cibo che gli era stato offerto da un aggeggio e, come un amante tradito, se ne era andato via, senza fare più ritorno.

De Lutiis aveva avvertito un vuoto, un senso di perdita incolmabile. Il che era francamente incompatibile con il nuovo stato dell’uomo.

Il fatto è che l’anziano era stato uno degli ultimi appartenenti al genere umano ad abbandonare il miserabile e limitante involucro di carne. Non vi era stato, infatti, uomo o donna che non avesse accettato l’idea di trasferire quanto era contenuto nel cervello (pura programmazione, anima, spirito? chissà...) in nuovo supporto. Come ero buffo quando ero un burattino, diceva Pinocchio al termine della sua storia, dopo aver abbandonato la consistenza lignea. La stessa cosa, sicuramente dicevano gli uomini e le donne rivolti all’antico ed abbandonato ammasso di carne e di ossa, una volta trasferiti nella nuova e più efficiente ed immortale consistenza silicea.

Tutto tecnologicamente perfetto? Ma… c’è sempre un ma. Il povero Onofrio sul nuovo supporto era null'altro che una smisurata successione di linee di codice e cercava disperatamente di eliminare quelle linee che lo stimolavano ad andare in bagno ad ogni ora e, specialmente, di notte. Sostenevano, e a ragione, gli antichi gnostici che gli umani sono spiriti divini intrappolati nella carne, che è la materia stessa del male. Ma la carne non c’era più e, quindi, il male e, quindi, anche l’iperplasia prostatica benigna, che per un anziano è tanta parte del male, non avrebbe dovuto manifestare i suoi satanici effetti.

Ma i fastidi dovuti alle pleonastiche linee di codice, che si rifiutavano di farsi individuare e scomparire, non finivano lì. Onofrio, anche nella sua nuova impalpabile individualità, era spesso preso dall'incontenibile desiderio che qualcuno gli leccasse la barba e i capelli, pelame che ormai non c’era più. Altre linee di codice registravano un vuoto incolmabile, un altro bisogno, perché l’amore è fatto di annullamento di distanze e di supporti di carne e di ossa che si toccano.