Via Posillipo
Clinica Privata Villa Concettina
da "Il Contastorie"
Era un obbligo, per le persone di un certo ceto sociale e di un certo reddito, far nascere i propri figli a Villa Concettina, nel bel quartiere di Posillipo a Napoli.
La signora Gemma desiderava ardentemente che il suo primo figlio venisse alla luce proprio nella clinica privata, ma le sostanze del marito, Mago Pantaleone, non lo consentivano.
Eppure l'uomo era uno dei più bravi prestigiatori del mondo... Solo che non aveva avuto successo: sono cose che succedono nel mondo artistico.
La situazione economica dei due si aggravò quando Gemma, a causa del suo pancione, non poté più aiutare il marito, come assistente, durante gli spettacoli.
Mago Pantaleone, intendeva assicurare al figlio un avvenire migliore del suo, e fece di tutto, subito dopo la fecondazione, perché il discendente diretto diventasse un prestigiatore eccelso, capace di numeri e di illusionismi portentosi.
Seguendo, quindi, le istruzioni di un dotto psichiatra infantile tedesco, dottor Frankheim, il nuovo essere cominciò a ricevere un'educazione completa già allo stato fetale. Gemma portava sul pancione un piccolo altoparlante. Dall'aggeggio, collegato ad un registratore, partivano nozioni di italiano, lingue straniere e geografia.
Il padre, poi, curava personalmente, usando la sua viva voce ed un microfono, le lezioni di arti magiche. In quel modo aveva insegnato al figlio come far sparire la placenta ed il cordone ombelicale e, naturalmente, come segare, stando all'interno, la madre in due.
Il ginecologo che seguiva Gemma ebbe un moto di sorpresa, ma acconsentì alla richiesta di Pantaleone. I due clienti gli sembravano ricchi e solventi, e solo questo interessava al medico, nell'interesse supremo della medicina.
Così il ginecologo autorizzò il prestigiatore ad assistere al parto. Fin qui nulla di strano. Solo che l'uomo di spettacolo ottenne di poter indossare, nella circostanza, il frac, e di portare guanti e cilindro.
Gemma, per parte sua, partorì con il vestito di scena, fatto di lustrini e veli trasparenti.
Il parto andò benissimo. Il ginecologo, sudando, estrasse dal ventre della donna metri e metri di foulard dai colori sgargianti, dieci palline da tennis e due conigli.
Del bambino, però, nessuna traccia!
Gemma fu sottoposta anche ad ecografia, ma, a parte un residuale mazzo di carte francesi, null'altro fu trovato nel ventre.
Mago Pantaleone mostrò eloquentemente tutta la sua indignazione e rifiutò di pagare il conto.
"Ero venuto in sala parto - disse - per assistere alla nascita di mio figlio, non ad uno spettacolo di prestidigitazione.
Niente neonato, niente soldi!"
Dal canto loro, il ginecologo e la clinica citarono in giudizio i coniugi per sottrazione consensuale di minore, praticata subdolamente con trucchi e illusionismo.
La causa si trascinò per decenni, perché tutti i giudici coinvolti nei vari gradi del giudizio sparirono nel nulla.
Dopo la morte di Mago Pantaleone, la vertenza giudiziaria, comunque, fu seguita dal figlio Mago Pantaleone Junior, che si giovò dell'educazione precoce ricevuta, e superò di gran lunga il padre, anche come successo e guadagni, in ogni manifestazione dell'arte dell'illusionismo.