Spiaggia di Santa Lucia

da "Il Contastorie"


Si era agli inizi del 700.

Il giovane e bellissimo Nicola era il beniamino dei pescatori di Santa Lucia. Pur essendo figlio di un ricco mercante, condivideva con quegli uomini un amore viscerale per il mare.

Fosse estate o inverno, Nicola era sempre pronto a tuffarsi, per rimanere in acqua fino al tramonto o anche di più.

I pescatori erano affascinati dalle prodezze del loro giovane amico. Non riuscivano a capire come Nicola riuscisse a restare in apnea per un tempo di gran lunga maggiore di quello raggiunto dal più capace ed esperto di loro. Ma Nicola non si vantava delle sue prodezze, e trattava familiarmente poveri e ricchi. La sua bravura in acqua faceva dimenticare quel leggero ottundimento che si trascinava dalla nascita, frutto di un parto troppo laborioso e travagliato, o, secondo quello che diceva la madre, di una maledizione dettata dall'invidia per le fortune della famiglia.



Un giorno di giugno, all'alba, Nicola aveva appena cominciato le sue peregrinazioni per mare. Si apprestava a recarsi ad un appuntamento con un branco di delfini suoi amici, quando si sentì chiamare da qualcuno. La voce proveniva da uno scoglio in prossimità di Castel dell'Ovo, sull'isolotto di Megaride.

Nella nebbia mattutina, Nicola scorse una larga chiazza di colore rosa che si allargava mano a mano che essa diventava più netta. La figura si rivelò alla fine essere quella di una straripante donna di mezz'età, nuda dalla cintola in su, per mostrare enormi seni sfatti e gocciolanti.

"Chi sei? La madre del mare?" fece Nicola un po' intimorito, indicando i seni e poi l'enorme coda di pesce che avviluppava la donna nella parte inferiore del corpo.

"Certamente." Fece sicura la donna. "E permetti che ti presenti mio marito, che, poi, è il padre del mare." Da sott'acqua balzò fuori un energumeno, sputando, sbuffando e bestemmiando.


Da quel giorno, Nicola incontrò ogni mattina i due personaggi. Un giorno, i due gli fecero l'onore di presentargli la loro primogenita, che, con poca fantasia, avevano chiamato Marina.

La madre, poiché il giovane andava nudo, si accorse subito che la figlia aveva fatto veramente una buona impressione. D'altronde, da un po' di tempo il ragazzo cominciava a sentire pulsioni di cui non capiva l'origine.

Marina era belloccia, ma, certo, quei mari avevano conosciuto sirene migliori.



La madre del mare era stata molto benevola, ed aveva promesso a Nicola che la notte di San Giovanni avrebbe potuto celebrare lo sposalizio del mare con Marina.



Quella notte la giovane si tolse la coda di pesce posticcia, facendo credere a Nicola che era caduta per un incantesimo. Marina danzò lascivamente e, poi, si adagiò su un letto di alghe sulla spiaggia. Invitò il coetaneo, che capiva meno del solito, a stendersi su di lei.
Nel bel mezzo di quel sacrificio pagano, un vocio di gente eccitata e la luce di torce riportò i giovani alla realtà.

Un individuo dall'aspetto patibolare, che affermava di essere lo zio della violentata, chiedeva, anzi, esigeva ai genitori di Nicola, da lui trascinati sulla spiaggia, che all'affronto si ponesse rimedio con nozze riparatorie.

I mercanti, constatato il misfatto, non potettero che piegare la testa.



Poco lontano dalla spiaggia, in mare, il padre e la madre del mare avevano assistito a tutto. Vicino a loro c'erano sette ragazze o, meglio, sette sirene.
Quando il contratto di matrimonio di Marina fu concluso, la madre del mare disse trionfante: "E' fatta. Ora dobbiamo pensare a sistemare queste altre sette disgraziate! Per prima cosa, dobbiamo cambiare subito spiaggia."