Piazza Mercato
da "Il Contastorie"
Vincenzo Trummo, facoltoso commerciante di granaglie, era molto stimato nella zona del Mercato dove operava con grande capacità e correttezza. Era un ostinato. Se si metteva un'idea in testa, era capace di tutto, pur di arrivare al traguardo che si era prefisso. Guai poi ad ostacolarlo nei suoi propositi. Diventava una belva.
Vincenzo aveva messo gli occhi su Caterina Spina, ragazza umile e onesta, ma testarda quanto bella. Di Trummo non ne voleva sapere: "Io mettermi con quello sgorbio di Vincenzo? Neanche a pensarci."
Non c'era stato verso di convincere la ragazza ad accettare lo spasimante. Niente avevano potuto serenate, regali, interventi di preti, suore e monache.
Alla fine, il mercante, per la prima volta nella sua vita, si era dovuto rassegnare. Ma aveva sibilato un "gliela farò pagare" che non prometteva niente di buono.
Da quel momento Vincenzo aveva assunto comportamenti sempre più collerici e violenti.
I suoi atteggiamenti facevano prevedere che sarebbe successo qualcosa di tragico.
E, infatti, proprio al centro di piazza Mercato, per una questione banale, accoltellò ed uccise un povero disgraziato la cui unica colpa era stata quella di trovarsi sulla strada di Trummo.
Il commerciante fu subito arrestato e, di lì a poco, venne condannato a morte.
Il patibolo venne eretto proprio al centro di piazza Mercato. La partecipazione della folla in quel soleggiato giorno del 7 luglio 1626 fu enorme.
Al condannato venne chiesto di esprimere l'ultimo desiderio e lui non si fece pregare: "Voglio vedere il culo di Caterina e voglio che lo vedano anche tutti gli amici qui presenti."
L'esecuzione fu sospesa perché bisognava convincere la ragazza a collaborare. Mica fu facile.
Ma quando un prete, che la Spina non aveva mai visto, disse con voce d'oltretomba: "Figliola è colpa tua se Vincenzo si trova in queste condizioni. E' tuo dovere esaudire i suoi desideri" la ragazza cedette.
La faccia di Caterina era come un tizzone ardente, mentre saliva anche lei il patibolo, per mostrare a Vincenzo ed alla folla il meglio di sé.
I tamburi rullavano mentre, con le mani tremanti, Caterina si alzava il vestito. Quando il culo apparve completamente, in tutta la sua eccezionale bellezza, un boato echeggiò nella piazza.
Da anni e anni non si era mai vista una simile esecuzione.
Vincenzo, che stranamente era stato slegato, cominciò a contorcersi dalle risate. Le guardie, i preti, il boia lo seguirono nello stupefacente scoppio di ilarità.
Caterina, con il culo per aria, guardava sbalordita e non capiva.
Tutta la piazza cominciò a ridere.
Era successo che il commerciante, sperperando una bella parte del suo patrimonio, aveva inscenato un falso omicidio, un falso processo ed una falsa esecuzione.
Si era svenato per pagare attori e comparse, ma, per il bel culo di Caterina, ne era valsa la pena.