Via Anticaglia
Resti del Teatro Romano
da "Il Contastorie"
Proculo una ne faceva e cento ne pensava, o viceversa. La venuta a Napoli dell'imperatore gli aveva fatto venire un'idea che aveva giudicato geniale.
Detto fatto, si fece in quattro per trovare cento persone che si somigliassero l'una con l'altra.
Superando la folla e le guardie, seguito dai suoi cento compari, si presentò a Nerone. Il divino era reduce dell'applauditissimo spettacolo di canto nel teatro. Nell'intervallo aveva mangiato e, soprattutto, bevuto. Per la fatica e per le libagioni, l'imperatore non si reggeva quasi in piedi.
Proculo si buttò ai suoi piedi. "Divino imperatore, ho una grande idea per te. Vedi questi cento sosia che ti somigliano?"
Nerone, in preda ai fumi dell'alcol, di sosia ne vide mille.
Proculo era eccitatissimo. "Ebbene, nello stesso momento in cui tu ti esibirai in un teatro, ognuno dei sosia canterà, come se fossi tu, in un diverso teatro in una qualunque parte del tuo immenso impero. O divino, tu apparirai contemporaneamente in cento luoghi diversi. Grande sarà il successo e la tua gloria."
Nerone aveva resistito fino a quel punto, ma non ne potette più. Rimise addosso al povero Proculo, che ne fu molto onorato.
Non se ne fece niente, vuoi per l'imbarazzo di Nerone, vuoi perché i tempi non erano maturi. Solo certi autocrati moderni avrebbero scoperto il bello della diretta.