Via dei Tribunali
Vicolo in prossimità del monumento dedicato al Nilo e detto popolarmente "Il Corpo di Napoli"
da "Il Contastorie"
Carmine Sesostri era orgoglioso di essere napoletano ed entusiasta della manifestazione "Porte Aperte". In alcuni giorni dell'anno venivano spalancati gli ingressi delle centinaia e centinaia di monumenti che facevano del Centro Antico una miniera d'oro a cielo aperto.
Scendeva dal suo vicoletto con il lento passo da vecchio e si immetteva volentieri, senza a badare ai pericoli per la sua stabilità, in quella autentica fiumana di turisti ingordi di bello.
Dopo una delle manifestazioni fece un sogno. Un gatto imbalsamato gli mostrava che, sotto il pavimento della sua povera casa a piano terra, c'era un'autentica piramide, che non sfigurava per nulla di fronte a quella di Cheope.
La mattina seguente non si fiondò al botteghino del lotto, come avrebbe voluto una certa cattiva letteratura sui napoletani. Si precipitò alla soprintendenza ai monumenti. Raccontò il sogno ed espose le prove a sostegno della sua veridicità. Il vecchio era sorprendentemente bene informato.
Innanzitutto spiegò che la zona intorno alla sua casa era anticamente abitata da emigrati da Alessandria d'Egitto, e perciò chiamata Regio Nilensis. C'era anche il monumento al Nilo, perbacco! E lui Carmine era un diretto discendente di quelle genti, come il suo cognome, Sesostri, faceva facilmente intendere.
Carmine trovò un giovane architetto, altrettanto entusiasta, che, d'altronde, si chiamava Micerino.
In tempi record iniziarono gli scavi per portare alla luce la piramide, proprio dentro la casa del vecchio. E il povero Sesostri fu sfrattato per superiori ragioni archeologiche.
Per quell'inezia, Carmine non perse il suo ardore. Rifiutò l'alloggio che il Comune gli aveva offerto in periferia. Volle rimanere in zona, e chiese ospitalità alle suore di madre Teresa di Calcutta.
Ogni mattina si recava puntualmente alla sua vecchia casa, per rendersi conto dei progressi dello scavo. Ma della sua piramide, nessuna traccia.
Il vecchio, per l'età inoltrata, si consumava giorno dopo giorno, ma non volle mai mancare all'appuntamento con l'architetto della soprintendenza che, ormai, era diventato suo amico.
Un giorno capì che le forze lo stavano abbandonando. Chiese aiuto a degli amici per essere portato al cantiere.
"Ho fatto un bellissimo sogno. Siete vicinissimo alla mia piramide." disse con un filo di voce all'architetto. Poi si fece avvolgere dalla testa ai piedi con candide bende. Subito dopo morì.
La mummia era pronta. Non rimaneva che la piramide. La piramide di Carmine Sesostri.