Piazza Miraglia

Vecchio Policlinico


da "Il Contastorie"


La Morte, si sa, è fatalista. E' un tipino che fa della precisione un vanto. Il momento in cui arriva è per lei quello giusto. Non le va di essere chiamata prematura. Si arrabbia.

Agli inizi degli anni '50 le capitò di doversi recare spesso al Vecchio Policlinico, a raccogliere uomini e donne che, come diceva lei, non erano proprio in calendario.

La Morte, che era, per così dire, una persona seria svolse discrete indagini.

La colpa di quelle morti, che si potevano definire premature, senza intenzione di voler offendere la Titolare, era il giovane professor Giuliano Meo.

Il medico non era portato per la professione di chirurgo, ma, siccome il padre lo era, si era trovato a farla. Così, per una pura questione dinastica.

La Morte, per risolvere il problema, avrebbe potuto portarsi via il giovane macellaio. Ma non era scritto da nessuna parte che Meo dovesse morire in quel momento. Secondo, ma non meno importante, non voleva scendere allo stesso livello di Meo.

La Morte agì con astuzia. Meo padre ebbe un attacco di appendicite. Doveva essere operato con urgenza. La Morte fece in modo che al Policlinico si trovasse un solo chirurgo: il figlio del barone della medicina.

Meo padre si disperava. "Tutti, ma lui no! Vi prego, non fatemi mettere le mani addosso da mio figlio." Pregava, piangeva, imprecava. La Morte gli apparve e fece un patto con lui.

Come per incanto, si presentò un vero chirurgo, bravissimo, che aveva il padre fruttivendolo.

Dal giorno successivo Giuliano Meo non fu visto più al Vecchio Policlinico.

Il padre gli aveva aperto una tabaccheria in piazza Miraglia.