Mare Mediterraneo
da "Il Contastorie"
Ogni anno, nella notte di inizio della primavera, la Portatrice dell'Anfora appare. Visita le antiche mura e i vecchi templi sepolti. Si muove sfiorando e non calpestando le strade. Regge il recipiente d'oro, colmo d'acqua, su una spalla. Sulla base del vaso, iscrizioni greche e latine.
L'andare lento e regolare della Donna fa increspare l'acqua. Gocce cadono sulla via. Istantaneamente, tra le pietre del manto cresce un'erba folta, di un verde scintillante.
La Portatrice percorre il Centro storico, dove si diffonde un'atmosfera irreale, e va verso il mare.
Giunta al porto, la Donna lascia la terraferma ed inizia a camminare sulle acque. Intorno, decine di delfini. Anche questa sera, saltano fuori dal mare, si immergono, guizzano.
Appare una scia di sangue da una delfina, che è tra due compagne strette a lei.
La Portatrice si ferma. Depone l'anfora sull'acqua, diventata immobile ed impenetrabile. La Donna carezza la delfina e le estrae un arpione dal fianco. La ferita si chiude immediatamente, ma le infermiere non abbandonano la compagna che sta per partorire.
Un piccolo delfino, anch'esso trafitto dall'arpione, viene accolto dal mare. Salta con gioia, per ringraziare la salvatrice.
La Portatrice dell'Anfora riprende il recipiente d'oro e versa il suo contenuto nel mare.
Prosegue, poi, il suo cammino verso l'orizzonte, verso le origini della città.
Alcuni delfini si dispongono sotto di lei, quasi a formare un tappeto, mentre altri danzano intorno.