Parco della Rimembranza o Parco Virgiliano

da "Il Contastorie"


Il parco è in buona parte a strapiombo sul mare. E' facile individuare il punto su un muretto dal quale partì il professor Suraci per la sua meravigliosa avventura.

Negli anni 30 la condizione omosessuale conduceva all'emarginazione ed alla persecuzione.

Il professore di latino e greco Mattia Suraci, ricorrendo a mille sotterfugi, era riuscito a tenere accuratamente nascosti i suoi sentimenti e le sue passioni.

Mattia conduceva una vita ufficiale impeccabile. Era stimatissimo come insegnante, anche se considerato eccessivamente severo. Fu la sua intransigenza in campo scolastico a perderlo.

Il suo allievo più ignorante, figlio di un ufficiale della milizia fascista, bersagliato da una raffica di pessimi voti, decise di fargliela pagare. Con l'aiuto del padre, che era imbecille quanto il figlio, ma più sistematico, fu organizzato un pedinamento costante di Suraci. Si voleva trovare a tutti i costi il pelo nell'uovo, che avrebbe rovinato il severo insegnante.

Altro che pelo!

Scoppiò uno scandalo, e Mattia fu costretto ad abbandonare la scuola.

Ridotto in rovina, deriso, sbeffeggiato, obbligato a saltare i pasti, cominciò a perdere la lucidità mentale. Trovò rifugio e conforto nella lettura dei classici e nello studio della mitologia.

Dopo un lungo digiuno si immedesimò in Icaro. Decise di rivivere il mito, attaccandosi delle grandi ali con la colla, e buttandosi giù dal Parco della Rimembranza.

Avrebbe almeno avuto la consolazione di morire come in un mito.

Preparò, con migliaia di penne di gallina, arraffate nella spazzatura dei ristoranti, due magnifiche, grandissime ali multicolori.

Si attaccò le grandi ali alle spalle con una colla fabbricata in Italia, e quindi autarchica, per via delle inique sanzioni.

Salì sul muretto e si buttò a precipizio nel vuoto.

Non successe niente di notevole, Suraci sentì il vento che gli accarezzava il viso ed il frusciare delle penne che formavano le grandi ali. Per un moto naturale, agitò le braccia e si stupì. 

Volava perfettamente. Pensò che era bello non morire subito sfracellato, ma aspettare che il caldo sole sciogliesse la colla e facesse cadere le ali.

Volò tutto il giorno anche nelle ore più torride, fino al tramonto.

A quel punto rinunciò a morire e se ne ritornò al Parco della Rimembranza.

Si sentì un Icaro incompiuto. Non aveva tenuto conto che in migliaia di anni l'industria dei collanti aveva fatto passi da gigante.