I due perseguitati
da "Il messia meccanico"
Il Professore, che era perseguitato per le sue idee politiche, trovò rifugio nella torre abbandonata. L'uomo era braccato dalla polizia segreta.
Lo studioso, che era la persona più buona e distratta che si fosse mai vista, si accasciò a terra, esausto per una lunga corsa, e si sdraiò nella buia stanzetta all'ultimo piano della vecchissima costruzione.
Con passo ancora più felpato dei suoi simili, un gatto nero fece la sua apparizione. Si stese accanto all'uomo. Il Professore, che era assorto in certi suoi pensieri, in qualche modo si accorse della sua presenza e fece per accarezzarlo. La mano vagò a lungo non sul gatto ma dentro esso.
Il fantasma di un micio, che a suo tempo era stato il più buono di questo mondo, ma anche lui irrimediabilmente sbadato, cominciò a fare le fusa appassionatamente.
Quattrocento anni prima, i gatti erano stati spietatamente perseguitati per via di pregiudizi che li vedevano coinvolti in presunti, loschi traffici con il demonio. Centinaia di mici innocenti furono bruciati vivi o uccisi in altri modi orribili. Anche il felino della torre non era scampato alla persecuzione.
Né il gatto né il Professore, assorti nei loro pensieri, si accorsero di certi rumori per le scale. Gli agenti del feroce dittatore, che non ammetteva dissenso politico o convinzioni religiose diverse da quelle della maggioranza, erano soliti andare per le spicce. Non si smentirono in quella occasione. Afferrarono di peso il Professore e lo scaraventarono in strada.
Il gatto si affiancò al poveretto e, maestro nell'arte di cadere come i suoi fratelli, cercò di impartire una lezione ultraveloce su come precipitare con il minimo danno.
Il professore fu un pessimo allievo e morì.
Ora erano due i fantasmi della torre a farsi compagnia. Capitava spesso che i due, sempre distratti, si scontrassero, anzi, che passassero uno dentro l'altro.
Nessun inconveniente. Solo un passeggero rimescolamento di idee.
“Sono stato perseguitato per le mie idee” diceva allora il gatto.
“Sono stato perseguitato perché ero un gatto” sussurrava il Professore.