Il fiore di Orodèa
da "Il messia meccanico"
“Ora sei, pronto, mio caro Aderfò” disse il Piccolo Mago. “Conosci cose che ti permettono di affrontare ogni prova. Se sarai valoroso, potrai conquistare Aldìa, che ami perdutamente. Già sei sulla buona strada.”
Il Piccolo Mago fece una pausa. “Il fiore più prezioso è il fiore di Orodèa. Una volta cresceva spontaneo sulle rive del Rio delle Amazzoni, ma fioriva solo ogni cinque anni. Un lungo tempo di maturazione prima della fioritura. Era il fiore prediletto delle donne fiere e forti della foresta. Se una ragazza non era certa dei veri sentimenti di un uomo, diceva: 'Dici di amarmi. Ma non sono sicura se nutri anche rispetto per me. Rifletti su amore e rispetto. Torna quando fiorirà l'Orodèa.’
L'Orodèa è un fiore bellissimo. Ma non è più possibile trovarlo in Amazzonia. Ora è in tutti i supermercati, in tutti i giorni dell'anno, in tutti gli anni. Una multinazionale dei fiori adocchiò il fiore meraviglioso. Se ne impossessò. Gettò, poi, delle sostanze chimiche sulla foresta,. Il fiore non crebbe più in Amazzonia. Fu modificato geneticamente, costretto a crescere e a fiorire in ogni stagione, incessantemente. È ancora bellissimo, ma ha perso ogni significato e simbolica attrattiva.
È rimasta una sola pianta selvaggia, che continua a fiorire ogni cinque anni. Devi cercarla, raccogliere quel fiore e portarlo ad Aldìa, se vuoi il suo eterno amore.”
Il ragazzo partì.
Il fiore dell’amore e del rispetto non era più della natura. Era proprietà privata, da difendere con ogni mezzo. Anche militarmente.
La pianta era ben custodita in un cubo di cemento armato, illuminato giorno e notte, circondato da filo spinato. Pattuglie pesantemente armate montavano la guardia senza sosta. Elicotteri volavano intorno, per sventare attacchi dall'aria all’arbusto. Esso era diventato un inestimabile valore economico. Era impossibile ad un solo ragazzo inerme, armato delle migliori intenzioni d'amore, superare quelle barriere.
Aderfò, però, aveva ben meditato sulle parole e sugli esempi del Piccolo Mago. Si sedette in vista del complesso militare, che nascondeva il fiore unico al mondo, e aspettò.
Passarono i giorni, i mesi, gli anni, le decine di anni. Aderfò invecchiava, giorno dopo giorno. I suoi capelli si facevano bianchi, la sua pelle si copriva di rughe. Era ormai vecchissimo.
Finalmente, un giorno, una tempesta mai vista prima squassò quella zona. Gli elementi scatenati fecero volare via ogni cosa: elicotteri, filo spinato, soldati, camionette, sacchi di sabbia, armi potenti. Solo Aderfò, pure agitato dal vento, rimase al suo posto. Il tetto della costruzione di cemento alla fine volò pur esso via.
La tempesta cessò. Rimase solo un vento gentile, che fece sapientemente fluttuare qualcosa nell'aria.
Aderfò, sbigottito, si trovò tra le mani il fiore di Orodèa, simbolo di amore e di rispetto.
Tornò dopo anni e anni a casa con il fiore in mano. Cercò il Piccolo Mago, ma quello era sparito, gli dissero, tanto e tanto tempo prima. Lo avevano visto volar via in groppa ad un drago.
Aderfò si avviò, lentamente, a causa dell'età avanzata, per le strade della sua città. Arrivato alla Torre dell’orologio, si fermò. Da una finestra della Torre gli apparve Aldìa, sempre giovane e bellissima. L'amava perdutamente, come il primo giorno che l'aveva vista.
La ragazza fece segno di attendere.
Aldìa scendeva le scale della torre, scalino dopo scalino. E, scalino dopo scalino, Aderfò diventava più giovane.
Aldìa, finalmente, uscì dalla porta della Torre. Raccolse il fiore che Aderfò, ritornato giovane, gli porse. Lo abbracciò. "Sono e sarò tua, per sempre" gli disse.