L'orco dei semi
da "Il messia meccanico"
L'Orco dei semi si lamenta spesso. "Non sono mai stato capito. Cosa faccio di male? Me ne vado in giro per il mondo in lungo ed in largo, senza risparmiarmi. Attraverso valli, scavalco monti. Non mi fermano i mari e fiumi. Non c'è posto della Terra in cui non sia stato. Tutta questa fatica per piantare i miei semi nelle foreste, nei campi e nei giardini delle città. Sono un amico della natura. Eppure ci sono degli uomini che non apprezzano il mio lavoro disinteressato."
Non solo degli uomini hanno delle grandi perplessità sul lavoro dell'Orco. Tra quelli che non l'apprezzano c'è anche il Mago del tempo e le sue assistenti, la Fata Diecianni, la Fata Centanni, la Fata Millanni, la Fata Tremilanni.
Il Mago del tempo era, tanti e tanti anni fa, un abilissimo costruttore di giocattoli. Si trasformò in Mago proprio per rimediare ai danni dell'Orco. L'antico giocattolaio assunse l'aspetto di un grande uccello bianco, simile ad una colomba. Da allora, sorvola incessantemente il mondo per scoprire dove l'Orco ha compiuto i suoi misfatti.
Nel fare ciò, il Mago del tempo si aiuta con una vista acutissima e soprattutto con un odorato portentoso. Perché l'Orco lascia delle tracce che chiamare odorose non è corretto. Ma serve a dare l'idea. Insomma, l'Orco lascia una puzza nauseabonda, ma così sottile e fuorviante, che solo un mago può riconoscerla.
L'Orco non va a caso. Se sceglie una città o una foresta è perché capisce che lì c'è terreno fertile. Si ferma in una foresta. Si guarda intorno, raccoglie il terreno, ne mangia un po'. Se gli va a genio, sceglie una radura. Ha due sacche. Dalla prima prende uno dei suoi orribili semi. Scava un fosso e lo pianta. Colma di nuovo il buco con terriccio e con una sostanza schifosa che conserva in una seconda sacca. Si tratta di cacca di orco, anzi della sua personale cacca. Molti hanno scritto di orchi, ma nessuno si è soffermato sui pericoli e sulle insidie della cacca d'orco. Spande all'intorno una puzza orribile. Però nessuno è in grado di avvertirla a meno che non si tratti di un mago buono.
Dal seme nasce subito una pianta rigogliosa. Sembra uguale a tutte le altre. Ma non è così. Emana un fluido malefico che sparge odio e cattiveria.
Un giorno, un cerbiatto si avvicinò alla pianta dell'orco. Cominciò a brucare l'erba intorno. L'animale era di un bel colore chiaro ed aveva una minuscola macchia, a forma di virgola nera, sul muso. Altri cerbiatti si fermarono a mangiare sotto l'albero. Una voce partì dall'interno del tronco.
"Ragazzi, avete notato che un vostro compagno ha una virgola nera sul muso?"
I cerbiatti faticarono non poco. Non avevano lenti di ingrandimento. Alla fine, si resero conto che uno di loro aveva quella caratteristica. Ripresero a mangiare.
"Non avete notato, per caso, un suo comportamento strano?"
Uno degli animali ricordò, o gli sembrò di ricordare, che effettivamente quello con la microscopica virgola agitava in modo strano la testa quando beveva l'acqua al ruscello.
"Non vuole che voi beviate. Vuole tutta l'acqua per sé" suggerì l'albero. Per meglio dire, quella specie di albero, che, in effetti, non era un albero, nascendo da un seme che non era un vero seme.
I cerbiatti, tranne quello che era al centro dell'attenzione, smisero di mangiare. Entrarono in agitazione, eccitati dall'albero dell'odio. Alla fine conclusero che Virgola Nera (così fu alla fine semplicemente chiamato il loro ormai ex compagno) voleva ucciderli tutti, avvelenando l'acqua. Era evidente che Virgola tramava, complottava per diventare il re della foresta.
Seduta stante, il povero cerbiatto fu messo al bando. Fu costretto a rifugiarsi negli angoli più bui e solitari della foresta.
L'albero che non era tale era oggetto di una strana attrazione. Continuò ad esercitare la sua terribile influenza. L'odio aumentava nella foresta. Delle ragioni, vere o presunte, dell’odio nessuno ricordava più niente. Dal branco di cerbiatti furono espulsi, dopo essere stati picchiati, tutti quelli che avevano una virgola sul muso. Chi aveva un tale segno non poteva non avere le stesse mostruose caratteristiche di Virgola Nera. Poi ci furono le interpretazioni. Si dissero: "Tutti quelli che hanno un segno sul muso sono nostri nemici. Essi complottano contro di noi." Così, furono picchiati ed espulsi dalla foresta tutti i cerbiatti che avevano anche solo un punto. Poi fu la volta di quelli che avevano un punto interrogativo. Poi toccò a quelli con il punto esclamativo.
L'odio aumentò a livelli impressionanti. Fabbricarlo è qualcosa di estremamente complicato. Bisogna tener conto che è autocombustibile. Arrivato a un certo punto si incendia. E, infatti, l'albero che non era un albero si incendiò.
L'odio era, dunque, finito? No. Si trattava di un diabolico trucco. Perché il seme non seme era pronto a germogliare per dare origine ad un albero non albero ancora più grande di prima e ad un odio ancora più feroce.
Quella volta il Mago del tempo si accorse del misfatto con un certo ritardo. L'Orco dei semi si dava troppo da fare.
Il Mago atterrò nella radura. Scosse la sua testolina di uccello, guardando la pianta non pianta che era già ricresciuta. Disse: "Basta un attimo per seminare l'odio. Un altro attimo per concimarlo e farlo dilagare. Non bastano cento, mille attimi per estirparlo."
Un grande danno era stato già fatto nella foresta. Il Mago chiamò le sue assistenti, la Fata Diecianni, la Fata Centanni, la Fata Millanni, la Fata Tremilanni.
"Valutate il male e scegliete tra di voi chi può ripararlo" disse il Mago, prima di rimettersi in volo.
Non vi dirò il nome della Fata che fu preferita. Non vorrei spaventarvi rivelando il tempo necessario per un impegno così gravoso.
La Fata aprì una borsa e liberò dei lombrichi magici che erano dentro. Gli esserini avrebbero dovuto ripulire ogni particella di terreno dal male che era stato depositato dalla cacca dell'orco e dalle radici della pianta non pianta. La Fata si sedette su un masso ed aspettò pazientemente che passassero gli anni necessari al lavoro. Man mano che il lavoro procedeva si liberava un odore nauseabondo. Era la cacca dell'orco che, finalmente, liberata dal sortilegio, si manifestava per quello che era. Cacca. Alla fine, quando la bonifica ebbe termine, l'albero non albero si seccò e si trasformò in polvere. Il seme non seme, depurato dal male, avvizzì e si trasformò in un innocente giglio bianco.
Si liberò nell'aria un'ultima nuvola di una puzza terribile, che, poi, portata via da un vento impetuoso, scomparve.
La foresta, liberata dal sortilegio, si rianimò. Ritornarono i cerbiatti con la virgola, con il punto, con il punto esclamativo e con quello interrogativo sul muso. Gli altri, gli antichi persecutori, si unirono a loro. Erano un po' imbarazzati. Sapevano di essere stati stupidi e cattivi.
Ma, alla fine, vissero tutti felici e contenti.