Il soldatino e la ballerina

da "Il messia meccanico"


E il Dio unico creò la borsa, le azioni, le obbligazioni e ogni strumento finanziario.

Poi egli creò il cielo, la terra, le montagne, i mari, i fiumi, le terre coltivabili, le risorse minerarie, gli animali e tutto ciò che necessario per il corretto funzionamento delle imprese e per il sostegno dei corsi di borsa.

E il Dio unico creò il paradiso terrestre per la vita e il ristoro dei responsabili delle attività finanziarie.

Creò un uomo e una donna per la riproduzione e moltiplicazione della forza lavoro e dei consumatori.

E creò il primo licenziamento di massa per giusta causa: violazione del brevetto di un frutto geneticamente modificato.

Il settimo giorno il Dio unico si riposò, ma ogni tanto dava un’occhiata in rete per osservare l’andamento dei suoi investimenti.


Il grande industriale aveva chiuso le sue fabbriche. Aveva riaperto le industrie in luoghi lontani. Lì gente poverissima lavorava per poco. L’industriale era felice. Aveva triplicato i guadagni.

A natale, inondò i figli di regali. Si procurò costosi ritrovati tecnologici, e non disdegnò le novità del momento. Si trattava di giocattoli miniaturizzati che potevano muoversi, ballare e parlare. E non avevano batterie incluse. Anzi, non le prevedevano.

Non erano robot che riproducevano in piccolo esseri umani. Erano, invece, uomini e donne rimpiccioliti. Erano alti all'incirca dieci centimetri. 

Il grande industriale ed i suoi colleghi avevano licenziato migliaia di persone. I disperati avevano trovato allettante la proposta di un biologo. Lo scienziato aveva inventato un procedimento per rendere gli uomini piccolissimi. 

La scoperta interessò un uomo d’affari. Era il capo di un’agenzia che assumeva lavoratori per darli in affitto temporaneo alle imprese e ai privati. 

Nonostante la crisi economica, il ramo spettacoli andava ancora forte. Perché, allora, non trasformare i disoccupati in occasioni di svago, in accessori per case di bambole, per esempio? 

La miniaturizzazione conveniva anche ai disoccupati. Da miniaturizzati, avrebbero avuto esigenze ridottissime, avrebbero mangiato con pochi soldi. Avrebbero potuto ricavare una bellissima casa da una scatola di scarpe. 

L’idea era geniale. Risolveva, insieme, problemi individuali e dell’economia generale.

Ci fu chi tuonò contro la scoperta. I miniaturizzati avrebbero avuto esigenze pari a circa un ventesimo delle persone normali. Quindi, meno consumi e meno profitti per le imprese.

Lasciamo stare questi discorsi noiosi. Torniamo all'industriale. Regalò ai figli un grandissimo plastico ferroviario. Oltre ai treni e ai binari, esso aveva personale viaggiante, di stazione e passeggeri formati da minuscoli esseri umani. E, poi, il padre affettuoso donò una bellissima casa di bambola, corredata da una famigliola ex-operaia interamente miniaturizzata, che passava le giornate sotto gli occhi indiscreti dei bambini.

Non mancavano veri soldatini. L’agenzia di affitto dei lavoratori era stata generosa. Aveva impiegato anche persone miniaturizzate con gravi difetti fisici. Li aveva inseriti in un plastico di un ospedale da campo. Con esso, una bambina avrebbe potuto giocare a fare la crocerossina.

I lavoratori in affitto erano sottoposti ad un lavoro massacrante. Dovevano anche subire i capricci e le crudeltà di due ragazzi viziati e dei loro amici. I piccoli attori tiravano un sospiro di sollievo solo quando i bambini erano impegnati con i videogiochi o guardavano la televisione.

I miniaturizzati fecero amicizia. Si interrogavano sul futuro. Che ne sarebbe stato di loro, dopo il periodo natalizio? Il contratto con l’agenzia non garantiva niente dopo il sei gennaio. Alcuni favoleggiavano di colleghi che avevano ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Infatti, erano stati assunti come pastori permanenti al servizio di un grande presepe aperto tutto l’anno.

Giuliano, nelle pause del lavoro, aveva cominciato a parlare con Gloria. 

Giuliano, un tempo, era stato lavoratore proprio dell’industriale. Aveva avuto un brutto incidente sul lavoro, che lo aveva reso claudicante per tutta la vita. Gloria era stata cassiera in un supermercato. Poi avevano inventato carrelli speciali. Essi calcolavano automaticamente il costo della spesa. La presenza di Gloria e delle colleghe era diventata superflua. 

Era una bella ragazza, l'ex cassiera. Ma aveva due caviglie molto doppie. Per un errore dell’agenzia, era stata messa a fare la ballerina in tutù su una scatola di legno. Doveva girarsi lentamente, mentre un carillon suonava. Gloria era molto goffa. Era esibita dalla figlia dell’industriale, quando la ragazzina voleva far divertire le sue amiche. Le bambine si divertivano a colpire la ballerina con palline di carta. Più di una volta Gloria era caduta, correndo il rischio di spezzarsi una gamba.

La speranza di ottenere una proroga del contratto svanì presto. Giuliano sentì una conversazione telefonica dell’industriale. Aveva prenotato una nave con veri pirati della Malesia in miniatura, una tribù di pellerossa, minuscoli bisonti e un distaccamento di cavalleria americana corredato di fortino. L’agenzia, infatti, aveva assunto dimensioni internazionali, e trattava disoccupati e poveri di tutto il mondo. 

Giuliano e Gloria, frattanto si erano innamorati l’uno dell’altra. Di notte, Gloria ballava per Giuliano. Al giovane sembrava che la ragazza fosse la più brava ballerina del Mondo. Per l’ex cassiera, il suo amato, nonostante l’infermità, era il più bel soldatino che si fosse mai visto.
Giuliano e Gloria non aspettarono il sei gennaio. Andarono via prima. Si rifugiarono in una foresta. Bastava poco per costruire un futuro migliore. Un cuore grandissimo, che già c’era, e una capanna proprio piccina.

I due innamorati lasciarono nel bosco bricioline di pane. Le mollichine formavano un sentiero fino alla loro casa.

Furono presto raggiunti dai loro amici miniaturizzati. 

Furono in tanti. Si riunirono in assemblea.

Giuliano, stringendo la mano di Gloria, parlò: “Per necessità siamo stati lavoratori dello spettacolo. In qualche modo abbiamo giocato. Propongo di continuare a farlo. Scegliamo un’epoca storica. Viviamo come si faceva allora.”

Scelsero l’età dell’oro, l’età nella quale, però, l’oro non aveva valore, perché contavano la vera libertà, la giustizia, l’uguaglianza e la solidarietà.

E vissero tutti felici e contenti.