Silenzio e parola
da "Il messia meccanico"
Un Mago potentissimo, nel corso di un suo viaggio in un paese straniero, sentì parlare di un uomo che era ritenuto essere il più saggio che si fosse mai visto in quelle terre. Incuriosito, il Mago volle conoscerlo e sfidarlo.
“Posso compiere su di te una grande magia” disse lo stregone al Saggio, “Ma, in cambio tu dovrai donarmi qualcosa che ti appartiene,”
“Dammi smisurate orecchie d'asino, che abbiano all'interno una fitta lanugine. Così che io possa orientarle in ogni direzione e captare e filtrare i suoni e le parole che provengono dai luoghi anche più lontani. Tra il profluvio di parole false, ingannatrici, tra le urla scomposte e tra il chiacchiericcio inutile, io potrò riconoscere quelle parole che sono autentiche perle di saggezza.”
“Perché vuoi, al posto delle tue, le orecchie di un animale che è ritenuto stupido e l'emblema stesso dell'ignoranza?” Chiese stupito il Mago.
“Perché è necessaria l'umiltà nel predisporsi all'ascolto.”
“Sia come chiedi, ma cosa mi dai in cambio?”
“La mia lingua.”
“Tu mi stupisci, non mi sembri così saggio, come dicono. Come farai a comunicare con i molti che ti seguono?”
“Sono ormai vecchio e avverto grandi e gravi responsabilità nell'uso delle parole. Esse, anche involontariamente possono portare a fraintendimenti, essere corruttrici. Mi servirò, invece, dell'esempio: del modo in cui vivo, dei gesti.
Mi inchinerò di fronte alle opere della natura, alla bellezza delle fattezze umane, degli animali, delle piante e dei fiori. Mi inginocchierò davanti al sole che dà la vita e bacerò la terra che mi nutre. Con le braccia solleverò dal suolo chi, piegato dall'inganno di certe parole, non può rialzarsi da solo. Lo abbraccerò per confortarlo e con la mano gli indicherò una possibile via.”