Piede
da "Il messia meccanico"
“Cosa posso dire di me? I miei ammiratori invocano il mio nome sugli spalti, ma sembrano ignorare chi io sia veramente. Chiamarmi solo 'Piede' è riduttivo. Io sono, infatti, anche Gamba, altrimenti non potrei essere quel fenomeno calcistico che sono. Senza il movimento del ginocchio non vai da nessuna parte nel gioco più bello del mondo.”
Piede-Gamba si pavoneggiava davanti al giornalista sportivo, suo intervistatore.
Evitava, però, accuratamente di rispondere a domande sul suo passato. Beninteso, non è che avesse da nascondere qualcosa, è che non ricordava proprio niente.
Gli era rimasta stampata solo l'immagine di un grande bagliore e il suono di grande botto.
Il dopo lo conoscevano le cronache sportive: lanciato in aria, aveva percorso, trasportato da una forza irresistibile, migliaia di chilometri.
Alla fine, era atterrato in uno stadio, davanti a decine di migliaia di spettatori. La squadra di casa era in netto svantaggio, ma l'arrivo di Piede rovesciò le sorti dell'incontro.
Piede era un giocatore nato. Non appena il pallone lo sfiorò, dimostrò il suo valore. Si unì alla compagine in svantaggio, segno che era naturalmente portato a stare dalla parte dei più deboli. Correva instancabile da un punto all'altro del campo di calcio, beffava gli avversari, si esibiva in fantastici palleggi e tirava senza pietà nella rete difesa dal più grande portiere del mondo.
Segnò ben venticinque punti.
Al termine della partita fu portato in trionfo e fu arruolato, seduta stante, nella squadra di calcio cui assicurò la vittoria anche in tutti gli incontri successivi.
Si favoleggiò di un ingaggio multimilionario per Piede (chiamato anche Piedinho dai suoi più accesi sostenitori, volendosene sottolineare un'immancabile ascendenza brasiliana, inesistente, perché proveniva da tutt'altra parte del mondo). In realtà, il disonesto presidente della squadra di calcio iscriveva in bilancio un favoloso stipendio fittiziamente in favore di Piede, giusto per aumentare i costi e dilatare i suoi profitti.
Piedinho, alla fine, costava unicamente la tenuissima spesa necessaria per comprare periodicamente un solo calzettone e una sola scarpa.
Le altre squadre di calcio non potevano certo stare con le mani in mano e inviarono da tutto il mondo competenti osservatori davanti ai più famosi e rinomati campi minati. Armati di retini, ma molto più grandi di quelli usati per acchiappare le farfalle, gli esperti di calcio coglievano al volo ogni opportunità che si presentasse. Venivano scartati i pezzi che non servivano, e i piedi, se avevano ancora le gambe attaccate, venivano sottoposti a provini. I migliori venivano subito ingaggiati per giocare nei più prestigiosi campi di calcio.
Ovvio che il mondo calcistico e i tifosi vedessero come il fumo negli occhi le operazioni di sminamento e petizioni, con migliaia e migliaia di firme, vennero inviate all'ONU, perché quelle pratiche antisportive avessero termine.
Il Consorzio Mondiale dei Produttori delle Mine Antiuomo (C.M.P.M.A.) colse, come si suol dire, la palla al balzo.
Ai bordi di tutti i campi di calcio, il C.M.P.M.A. Fece installare dei cartelloni luminosi che portavano la seguente scritta: "Siamo orgogliosi del nostro lavoro. Noi assicuriamo un luminoso futuro a una parte importante della gioventù."