Diario dell’entità Ilario / 1
eternità (ma data ultramondana 345678/9)
da "Papà è nel tavolino" / 3
Ho chiamato questi fogli sparsi e slegati di appunti “diario”. Impropriamente perché la parola è collegata a una nozione terrestre di tempo, perciò ho aggiunto la data ultramondana.
Continua il congresso “Il futuro delle città - C’è un futuro per le città?” Il dibattito è molto vivace. Si sono creati due partiti, uno capeggiato da Romolo, l’altro da Remo.
Il fondatore della città in cui sono nato, rinnegata la saggezza dei suoi antenati, interviene ogni tanto. Il nocciolo dei suoi interventi, in contrasto con altri fondatori è: “Stai zitto tu, la tua squadra è stata battuta dalla mia per quattro a zero.”
Lucilla, mia moglie o ex moglie, nonostante i miei pressanti appelli a ponderare bene la questione, mi ha giurato eterno amore. Sarò sempre il benvenuto in casa. Ha esaudito i miei desideri letterari. Così, quando posso, scrivo i miei romanzi.
Lucilla ha comprato anche il tavolino a tre gambe, per facilitare le nostre comunicazioni. Quando ha bisogno, mi chiama. Non è stata mai abile in certe faccende. Così, praticamente, curo io i rapporti con le banche. Qualche tempo fa ho compilato la dichiarazione dei redditi.
Siccome non riusciva ad individuare le caselle giuste da riempire, le ho chiesto di farsi da parte. La penna, apparentemente da sola, ha cominciato ad andare su e giù per il modulo.
In quel preciso momento è entrato nella stanza il mio figlio maggiore che, stupito, ha domandato: “Cosa succede?”
Mia moglie sopra pensiero, ha risposto: “È papà che sta facendo la dichiarazione dei redditi.”
Naturalmente, subito dopo si è resa conto di quello che aveva detto. Ha dovuto spiegare tutta faccenda al bambino.
Mio figlio è stato molto contento, ha battuto le mani, si è rotolato per terra ed ha chiamato il fratello: “Vieni, vieni. Papà è nel tavolino.”
Sono molto contento di aver stabilito un contatto anche con i miei figli e, soprattutto, che essi accettino la cosa naturalmente e senza paura. Li aiuto a fare i compiti. Qualche volta ho tentato di farmi sostituire da specialisti delle varie materie. Ho rinunciato. Valenti uomini come Alessandro Manzoni (per il gruppo lettere) e Pitagora (per aritmetica e geometria) sono un’autentica frana, quanto a lezioni private. Non hanno il senso dei problemi didattici.
Quando non studiamo insieme, giochiamo. Faccio muovere palline e automobiline sul tavolino, faccio apparire e scomparire disegni in modo da dare l'idea del movimento.
Il più piccolo ha detto: “Papà è un videogioco.”
Ho cercato di parlare con Karl Marx, ma inutilmente. Eppure, avevo tentato un aggancio all’inglese:
“Bel tempo oggi. Non è vero?” E che diamine, è vissuto a Londra!
Nella mia qualità di segretario dell'Accademia dei disincarnati non sono riuscito a far passare la mia proposta di attribuire un premio, alla carriera, ad Alfred Nobel.
La presidenza ha fatto però, propria la mia proposta di istituire una particolare commissione. “Signore e signori - ho detto - il microcosmo nel quale ho vissuto e lavorato rappresenta meno che niente se confrontato con l'universale. Eppure, quando c’ero dentro, quell'inezia, rappresentava la realtà immanente che alla fine mi ha schiacciato, facendomi finire sotto una pietra del muro di Berlino. Ciò posto, mi chiedo e vi chiedo, senza voler fare il filosofo: è possibile estrarre dai milioni di piccole realtà scatologiche, nelle quali è immerso l'essere umano, dei principi immortali, delle verità sgradevoli che siano operanti e verificabili nella realtà universale? Vedo sorridere qualcuno tra gli eminenti personaggi che hanno l'amabilità di ascoltarmi. No, non voglio togliermi nessuna pietra dalla scarpa, come si dice sulla terra.”
Nessuno degli illustri presenti ha mostrato un qualche interesse per la mia proposta. Solo il mio amico ed ex collega Peppino ha battuto freneticamente le mani. L’ho fatto nominare secondo segretario dell’Accademia. In cambio, si è impegnato a non fare più Napoleone. Da ultimo, comunque, il personaggio non gli dava più soddisfazione. Si era, perciò, indirizzato verso la storia antica. Era indeciso tra Caligola e Nerone.
Comunque, è stato costretto a seguire un corso di storia, tenuto dal professor Theodore Mommsen. Perché, è stato deciso, se deve dire fesserie nelle sedute spiritiche almeno le dica con conoscenza di causa. Seguo con molta apprensione gli sviluppi. Non vorrei, di qui a poco, fare la spalla di Peppino come un cavallo o come Messalina.
Nonostante il disinteresse verso di me e le mie iniziative, faccio valere i miei appoggi. Qui, in archivio, esiste l'originale del contratto di vendita della mia anima. Quando l'angelo fa qualche difficoltà, esibisco uno dei tre esemplari, dei quali ho, legittimamente, preteso la consegna.
Alla porta del paradiso un grande avviso ha attirato la mia attenzione: "Per i testimoni di Geova: non siamo in casa."
C'è stata qualche resistenza, ma, alle, fine, la "commissione d'inchiesta sul microcosmo lavorativo già dell'entità Ilario" è stata varata. Presidente è stato nominato Nikolaj Vasilevic Gogol. Componenti: professor Ivan Petrovic Pavlov, Jean Jacques Rousseau, gli scrittori Georges Courteline e Vittorio Bersezio. Rousseau è parso molto seccato di essere stato coinvolto. Courteline e Bersezio sono entrati di diritto nel comitato dei saggi come amatori della materia, avendo scritto, rispettivamente, "Quelli dalle mezze maniche" e "Le miserie di Monsù Travet".
Il problema degli animali divide questo nostro mondo di trapassati. C’è chi li ammetterebbe a pieno titolo qui, altri, invece, non vogliono neanche sentirne parlare. Un po' clandestinamente coltivo l'amicizia dello spirito di un gatto.
Ho avuto modo di parlare, da solo, perché come al solito non ho avuto risposta, con Karl Marx dell'argomento. "Maestro, penso che anche lei preferisca i gatti. Non trova che i cani, con il loro morboso attaccamento all'uomo ed alle sue proprietà, siano, in realtà i cani da guardia del capitalismo?"
Peppino si è autonominato membro aggregato della commissione. Mi ha confessato che, essendo in causa con il nostro vecchio ambiente di lavoro, si vuole fare quattro risate.
Leonardo da Vinci cammina spesso con la Gioconda. Peppino sostiene di aver scoperto il segreto del sorriso enigmatico. La Gioconda ha un bel culo, lo sa e ne è molto soddisfatta. L'ho guardato stupefatto. Mi ha risposto benignamente. “Il problema è che a nessuno viene in mente di andare a guardare dietro un quadro.” Ma, pare, ci sia già uno scrittore terrestre che sta scrivendo un libro intorno a questi retroscena inquietanti e misteriosi della storia.
Luigi XVI e Maria Antonietta, che fa sempre delle brioches eccezionali, hanno costituito l'Unione Monarchica Universale. Hanno proclamato: "Il popolo è stato ingannato dalla borghesia che ha preso il nostro posto e che ora lo taglieggia. Si sente minacciata. Vi ha promesso la democrazia, ma quando è in pericolo vi sbatte in prigione senza processo e vi tortura."
Luigi XVI ha detto, anche: "Il re di Francia guariva dalla scrofola, perché aveva poteri divini. Il presidente della Sony o quello della Coca Cola possono fare lo stesso?" Pare proprio di sì.
Re Artù, comunque, non ha fatto tante storie, si è adeguato e ammette alla tavola rotonda solo i presidenti dei consigli di amministrazione delle multinazionali.
Sono stato molto preoccupato. Tutti e due i bambini sono stati malati. Non è stata una cosa grave. Il fatto è che io sono stato sempre molto apprensivo. Lucilla mi prende in giro per questo. Ho fatto controllare la diagnosi del medico di famiglia da un premio Nobel per la medicina, da poco arrivato qui, e di cui parlano tutti un gran bene.
Per far distrarre i bambini, ho chiesto a Lucilla di portare il tavolino a tre gambe nella loro stanza. Wolfgang Amadeus Mozart si è gentilmente prestato ad eseguire sue composizioni, che più si adattavano al gusto dei bambini.
Quando gli ho detto: "Maestro, più ritmo", Wolfgang Amadeus mi ha guardato sbalordito.
Mentre l'illustre musicista si esibiva, Harry Houdini eseguiva alcuni numeri di alta scuola di illusionismo, per lo più, manipolazioni di carte. I bambini si sono divertiti un mondo a vedere le carte che si muovevano da sole.
Finalmente i miei figli stanno bene, corrono sui prati intorno casa in groppa al cavallino, o lanciano e fanno volare aquiloni.
Ho chiesto a Lucilla: "Forse sono un po' troppo invadente per essere un marito defunto. Se vuoi, esco definitivamente dalla tua vita, ma, ti prego, rimaniamo buoni amici."
Mia moglie mi ha risposto di non scocciarla sempre con queste storie. A lei va benissimo così.
Nicola ha emesso il suo responso in versi, che qui, per praticità, riporto in prosa: "Scrivo sulla pila dei tuoi romanzi che con la tecnica dell'apporto e, con grande mio spavento, hai fatto entrare nella mia casa. A un ectoplasma come te si deve dire la verità, piacere negato ai viventi. La tua produzione letteraria fa veramente schifo."