Universale Remedium
V
«È la prima volta, da quando sono qui a Pompei, che invito un ospite a far colazione con me» esordì l’anziana donna.
«È un onore» commentò lapidariamente Tramma, dopo essersi seduto alla destra della proprietaria della Red Pompeian House. Si trovavano in una saletta attigua alla stanza dove si riunivano, per i pasti, tutti i pensionanti. La camera, più piccola, sembrava la copia esatta, in scala ridotta, del salone che si trovava a fianco.
«Non ha fatto portare via le ginestre?» chiese Tramma, indicando dei grossi vasi sui mobili.
«Ma sono di plastica, ispettore. Non possono farmi alcun male. Lo sanno tutti qui. Il fatto che le faccia portare fuori in certi momenti ... come dire ... cruciali, serve a dare sicurezza ai miei ospiti. Non c’è niente di più rassicurante di una vecchia pazza con comportamenti da vecchia pazza. È nell’ordine naturale delle cose». Celia Selfridge quella mattina aveva l’aspetto e i modi di una nonna simpatica. Il tono di voce più basso, gli occhi azzurri, passabilmente spiritati, i lineamenti meno tirati. Anche l’abbigliamento, che, tra merletti e stoffe scure, rivelava una certa propensione per il secolo passato, e l’acconciatura, questa volta ben curata, dimostravano una più o meno tranquilla disponibilità verso gli altri.
«Il fatto di averle usato dei riguardi non la indurrà a pensare che io rinunci totalmente alle mie bizzarrie».
«Non spero tanto».
« È evidente che non mangerò insieme a lei. Ciò non mi consentirebbe di padroneggiare la conversazione. Le ho fatto portare due brocche di latte di capra. Spero che bastino. Potrà averne anche dell’altro, pagando a parte, s’intende».
L’ispettore annuì e se ne versò in un bicchiere la prima dose.
«Già è stato più volte nell'antica Pompei. Anche io ci vado qualche volta. Purtroppo, devo essere accompagnata». La donna sottolineò l’ultima frase dando un colpetto con la mano ossuta sulla sedia a rotelle. «Una volta, prima della glaciazione, la zona degli scavi era recintata. Per accedervi, bisognava pagare il biglietto. Mi hanno spiegato che questi accorgimenti erano studiati per evitare che gli indigeni della città, dove è ora New London, perennemente afflitti da problemi abitativi, ripopolassero, con famiglie e masserizie, Pompei. Peccato ... sa che forte emozione avrebbe generato la casa di Holconius Priscus ricoperta di lamiera, con l’antenna del televisore, sopra, ed i panni stesi ad asciugare, fuori. Ma ora le voglio raccontare una storia molto interessante. Prima della glaciazione, come oggi, c’era ancora una parte di Pompei che non era stata disseppellita. L’arrivo di noi inglesi...». Celia fece una breve pausa e gli occhi scintillarono maliziosamente, osservando l’incarnato scuro di Tariq Tramma. «Il nostro arrivo aveva fatto sperare che tutta l’antica città venisse alla luce. Il famoso professor Tumbstone aveva effettuato dei rilievi ed avviato i primi lavori di sterro. Si era reso, però, subito conto di non avere a sua disposizione maestranze adeguate al difficile compito. Era suo desiderio riportare alla luce le case e quello che era in esse contenuto. Voleva restaurare e far rimanere tutto al proprio posto, come era in quel fatale giorno dell’anno 79 dopo Cristo. Non potendo procedere secondo questi propositi, il professore si convinse, anche se di malavoglia, che era meglio lasciar perdere. Sperava, comunque, di poter dare inizio ai lavori nel futuro, solo quando adeguate risorse umane e materiali avrebbero garantito eccellenti risultati. Il professore Tumbstone lasciò gli scavi dopo aver messo mano a dei lavori preliminari. Non era persona, però, che potesse rimanere inoperosa e passò ad un’altra impresa. Con un paziente lavoro, tutto svolto personalmente, perché di altri non si fidava più, passò al setaccio quello che era venuto alla luce nell'altra grande città dissepolta, Ercolano. Studiò e riclassificò innumerevoli reperti di arte minore, non adeguatamente valutati dai suoi, pur attentissimi, predecessori. Fece una scoperta sensazionale. Uno strano papiro. Strano non per la sua forma, perché non era diverso, per aspetto e stato di conservazione, dagli altri che erano stati ritrovati ad Ercolano. Singolare, invece, era il suo contenuto. Grande era stato lo stupore dell’accademico quando aveva svolto con infinita pazienza, con un lavoro che era durato cinque anni, il prezioso e fragile foglio. Il papiro conteneva il resoconto di una clamorosa scoperta scientifica.
Non mi consideri pignola se ricordo che l’eminente archeologo, per svolgere il papiro, si era servito di un apparecchio costruito nel 1700. Tumbstone era riuscito a recuperarlo in quella parte del British Museum che aveva accolto le opere di arte, gli oggetti antichi ed i libri di valore che i precedenti abitanti di New London avevano lasciato al momento del loro esodo in massa verso lidi sconosciuti e misteriosi. A proposito, quella gente sembra sia svanita. C'era da aspettarselo. Da quando avevano perso il loro regno millenario e la loro identità nazionale non erano più nulla...».
Si sentirono voci concitate provenire dall'attigua sala da pranzo. Il maggiore Abercrombie urlava più forte degli altri ospiti. Celia Selfridge suonò due volte un campanello. Subito apparve alla porta un uomo gigantesco, dal pelo rossastro. Tramma lo riconobbe. Si trattava di quello che aveva separato il maggiore ed il poeta sullo spiazzo brullo a Pompei.
«Andiamo, Cedric» aveva detto Celia.
La proprietaria della Red Pompeian House non aveva gridato a lungo, ma intensamente. Dopo che ebbe lasciato i suoi ospiti, ci fu solo silenzio. Ritornò eccitata e felice, Cedric la riportò docilmente al tavolo, vicino a Tramma. La donna si riavviò i capelli e calò di nuovo nel personaggio che stava impersonando, quella mattina, con Tramma.
«Grazie, Cedric. Puoi andare. Penso che, per oggi, quelli là se ne staranno tranquilli». Tramma bevve avidamente un altro po’ di latte di capra. Era sicuro, a questo punto, che la donna sarebbe arrivata al cuore del racconto.
«È spossante mantenere la disciplina in una pensione, mi creda ispettore. Non mi potevano capitare pensionanti peggiori. Tranne qualche eccezione». La donna, che divagava forse per tenere sulle spine il suo interlocutore, lo indicò con il dito.
Celia notò i segni di impazienza sul viso di Tariq. Manovrò la sedia a rotelle ed arrivò alla finestra. «Oggi non ha nevicato. Sta facendo un tempo che, data la situazione, si potrebbe definire passabile». Finse un interesse per le vecchie pietre che aveva davanti e lasciò passare lunghi minuti senza parlare. Quando le sembrò di aver fatto cuocere a puntino l’uomo, ritornò al suo posto. Si dispose, di nuovo, a raccontare gli avvenimenti legati all'attività del professor Tumbstone, con la precisione delle guide pompeiane di prima della glaciazione.
«Era stato per il miracoloso apparecchio che svolgeva i papiri» riprese la donna «che il professore aveva potuto sapere che il medico Secundus Celadus di Pompei aveva scoperto l’elisir di lunga vita. A mezzo di una dettagliata comunicazione, gli anziani e sparuti membri della Reale Società di Archeologia erano stati informati che l’U.R., l’Universale Remedium di Secundus Celadus, è indicato nella convalescenza. Cura la prostrazione e le digestioni difficili, i disturbi femminili e quelli causati da cattiva circolazione. È insuperabile se applicato sulle ferite, sulle piaghe infette e sugli ascessi. Potente antidoto contro il veleno dei serpenti e degli scorpioni. È rimedio principe contro i calli. Guarisce il mal di gola, l’asma, l’idropisia, l’epilessia, l’itterizia, la pleurite. È un eccellente antidolorifico, ma poco può contro il terribile mal di denti. Se assunto al mattino, al risveglio, in primavera ed in autunno, l’U.R., l’Universale Remedium, assicura l’assoluta eliminazione di tutti i disturbi della vecchiaia e garantisce, anzi, il prolungamento della vita umana di dieci o quindici anni». Celia era stata precisa come un foglietto illustrativo, ben ripiegato all'interno di una confezione di medicinale. Fino a quel momento, però, non aveva citato le controindicazioni. Nello sforzo di ricordare con estrema esattezza, la vecchia donna mostrava evidenti segni di stanchezza. Tramma, pensando al modo in cui risolveva i suoi momenti di affaticamento, disse premuroso:
«Beva anche lei del latte. Le assicuro che le farà bene».
«No, ispettore, parlavo dell’allungamento della vita umana». La donna riprese il filo del discorso. «Sul punto il papiro non è chiaro, in quanto l’ignoto estensore ricorda che Celadus era ancora in una fase che oggi chiameremmo di sperimentazione. Pare, però, che il medico fosse stato in grado di raddoppiare la vita della gallina, di cui nel testo veniva anche indicato il nome, Licia Cocconia. Questa fu in grado di produrre ottime uova fino ad un’età molto avanzata. Il professor Tumbstone, che non ho mai conosciuto personalmente, nella sua relazione ricordava ai colleghi che, stando all’evidenza dei fatti, Secundus Celadus doveva essere uno scienziato veramente onesto. Ciò risultava in maniera palmare con una semplice osservazione. I pennuti trattati con l’U.R., l’Universale Remedium, vivevano due volte la media dei loro simili, senza privarsi di nessuno dei piaceri essenziali della vita. Era, quindi, estremamente prudente dedurre che il prodigioso medicamento potesse produrre negli uomini un prolungamento nell’esistenza di solo il venti per cento. Ho avuto, il piacere di leggere la relazione, con molto interesse, naturalmente». A Celia Selfridge gli occhi brillavano per il piacere. Tramma seguiva il racconto attentamente. A tratti versava il latte nel bicchiere, ma lo faceva cercando di evitare, al massimo, rumori.
«Sono anche in grado di citare alla lettera interi passi del resoconto di Tumbstone ai suoi colleghi. Dunque: “A Celadus non doveva certamente sfuggire che anche l’uomo aveva l’opportunità di vivere almeno centoventi anni. Propongo, quindi, che venga riaperta una campagna di scavi per scoprire e scavare la casa di Secundus Celadus. I colleghi sanno che la casa non è stata ritrovata. È logico dedurre che essa sia nella parte di Pompei che non è ancora venuta alla luce. Vi ricordo che il papiro ci dà indicazioni preziosissime. Nella casa di Celadus, in un luogo nascosto, c’è la formula del medicamento. L’eruzione del Vesuvio ha provocato danni infinitamente superiori a quelli supposti fino ad oggi. La lava ha tenuto nascosto per centinaia e centinaia di anni un tesoro di inestimabile valore per l’umanità. È ora che finalmente si recuperi il tempo perduto e si assicuri un felice avvenire a tutti gli uomini, oggi tanto provati dalla sciagura della glaciazione. La ricerca è estremamente delicata. Perciò, è necessario che anche il lavoro materiale venga compiuto personalmente da noi. Non possiamo fare alcun affidamento, dal momento che mancano serie maestranze, su improvvisati dilettanti“. Tumbstone ebbe la sfortuna che il capo della Reale Società di Archeologia fosse Lord Diggers. Ho conosciuto Jason. Mi creda, ispettore, uno scienziato veramente molto originale. Se una persona gli era antipatica, era capace di fare del male. Sì, Jason Diggers era un simpatico scapestrato. Mi parlò di Tumbstone e credo che usasse le stesse parole che aveva impiegato anche in ambienti ufficiali: “Sono andato a scuola con Tumbstone. Non ricordo di una sua particolare predilezione per la biologia. Ma ora i suoi gusti devono essere cambiati se, come pare, aspira addirittura al premio Nobel per la medicina. A suo merito vuole che venga ascritta qualcosa che ha a che fare con il benessere delle galline e che, mi auguro, abbia anche positivi effetti sul loro sapore”. Questo era un modo veramente molto elegante per liquidare un collega. Si figuri che cosa pensavano, dopo il parere del loro capo, gli altri esponenti della Reale Società di Archeologia. Erano rimasti in pochi, assiderati, decimati dalla glaciazione, come tutti gli altri esseri viventi. Vecchi ed acciaccati, avevano come unica ambizione quella di esseri liberati, una buona volta, di tutte le loro sofferenze. Era naturale che l’appello del professor Tumbstone cadesse nel vuoto. Ma lo scienziato non seppe darsi pace del mancato interesse dei colleghi per la sua scoperta. Ne fu talmente turbato che, se fino a quel punto aveva dato solo misurati e privati segni di squilibrio mentale, da allora in poi non riuscì più ad amministrare la sua geniale pazzia. Si trascinò, giorno dopo giorno, tra i ruderi della vecchia Pompei. Ne diventò il fantasma ufficiale. Se ne andava in giro vestito con una tunica bianca, tutta lacerata. Si ridusse pelle ed ossa, perché Pompei non produce rifiuti commestibili. Aveva i capelli e la barba lunghi, era un ammasso di peli bianchi, incolti. Annaspava con le mani nella zona non disseppellita e tirava frammenti di colonne sui rari visitatori, che ancora avevano la voglia di girare per Pompei. Ho saputo, da fonti attendibili, naturalmente, che diceva, anzi gridava: “I miei colleghi invidiosi hanno tentato di rubarmi almeno sessanta anni di vita. Ma sarò io a farli morire presto, e per lo scorno. Lotterò ed alla fine riuscirò. Terrò la scoperta di Celadus solo per me “. Aggiungeva, immancabilmente, a questo punto, termini non abitualmente adoperati negli ambienti scientifici, all’indirizzo di Lord Diggers.
Tumbstone fu trovato, un giorno, mi pare fosse autunno inoltrato, morto stecchito su un mucchio di neve.
La notizia di quella scomparsa, prematura rispetto alle legittime aspettative del professor Tumbstone, fece in breve il giro degli ambienti accademici. Arrivò presto a Lord Diggers, che stava per mettersi a tavola. Il ferale annuncio mise di buon umore il vecchio Jason. Quella sera, Diggers mangiò, mostrando di apprezzare la cena, anche se, come sempre, era frugale. Sa, ispettore, noi vecchi... Si concesse anche un bicchiere di Porto, cosa per lui non usuale. Si alzò, quindi, da tavola e si preparò per la notte. Morì nel sonno con un misurato sorriso sulle labbra. Lord Diggers aveva un suo modo grandioso di festeggiare gli avvenimenti.
Il discredito che era piovuto addosso al professor Tumbstone, sia per gli attacchi provenienti dal suo ambiente, che per il comportamento privo di inibizioni, negli ultimi momenti della sua vita, non giovarono neanche a Secundus Celadus ed alla quasi ritrovata scoperta di quest’ultimo. Nessun interesse per l’U.R. fu espresso dagli organi di informazione più autorevoli. Solo un giornalino, diremo pseudoscientifico, poco seguito, riservò qualche riga alla notizia».
Tariq Tramma era quasi arrivato agli sgoccioli ed i suoi bei baffi erano zuppi di ottimo latte di capra. «Ritiene che la cosa sia attendibile? C’è un fondamento di verità in questo U.R.?» domandò Tramma. «Lord Diggers era eccelsamente imbecille. In questo era una vera autorità. Tumbstone era un talento autentico. Lui fiutava le cose. Lo so per certo, anche se, ripeto, non l’ho mai conosciuto. Tumbstone aveva, però, un peccato originale. Era sommamente sfortunato». «Questo non dà una risposta al problema» osservò Tariq. «Certo, certo. Bisognerebbe andare all’origine. Chissà che tipo era questo Secundus Celadus? Quella è la chiave». La donna premette una sola volta il campanello. Poco dopo apparve, silenziosamente, Pat, come al solito completamente priva di qualsiasi espressione. «È ora che io vada, ispettore. Non vede come è impaziente la mia Pat. Vuole che io mangi e che, poi, risolva i problemi più gravosi di questa pensione. Ha visto? Devo anche sedare i tumulti. Di là discutevano animatamente di Petruchio. È scomparso, e non se ne è saputo più nulla. Devo mettermi in contatto con New London, con gli ambienti dove era conosciuto prima di venire a stare qui. Pat, ricordati di parlare con i pastori qui intorno, per sapere se loro hanno visto Petruchio, ultimamente».
Mentre uscivano dalla stanza e si muovevano poi nel corridoio, la vecchia signora disse qualcosa a Pat, ma ad alta voce, in modo che anche Tariq potesse sentire: «Il nostro ispettore è decisamente un bell'uomo. È alto, robusto. La pelle è appena olivastra. I lineamenti sono solo lievemente marcati e rivelano, senza ombra di dubbio, nobili origini. Deve discendere da qualche importante capotribù. Mi piacciono i suoi baffi abbondanti. Contribuiscono ad accrescere la simpatia del suo aspetto. Ma la sua abitudine di indossare sempre il giaccone di montone è intollerabile ».