Chiesa di Santa Chiara

da "Asporti non autorizzati"


Chi guarda dall'alto il centro storico di Napoli non può che rimanere impressionato dallo spettacolo delle cento cupole di chiese, che si susseguono l'una all'altra.

Molti conoscono quei templi, che, anche se chiusi al culto, vengono di tanto in tanto aperti alle folle dei visitatori.

Solo pochissimi sanno, però, delle riunioni che si svolgono nelle chiese, una volta alla settimana, secondo un turno rigidamente stabilito.

I Santi delle chiese di Napoli, come fossero dei rotariani, tengono incontri periodici, per discutere del più e del meno. Le riunioni hanno una procedura abbastanza standardizzata, che inizia dall'invio degli inviti da parte del titolare della chiesa dove è previsto il raduno.

Questa volta è di turno Santa Chiara. Quando ci sono le donne di mezzo, la parte gastronomica è salva. Ci sarà molto e bene da mangiare. Solo pochi santi non si faranno vedere. L'invito dovrebbe essere strettamente personale, ma Sant'Antonio Abate si ostina a venire con il porco e San Raffaele con il pesce. Il Beato Padre Ludovico da Casoria è sempre l'ultimo ad arrivare. Viene dalla periferia e non c'è volta che non trovi traffico.

Di cosa si parla? Di lavoro.

"Oggi ho fatto un miracolo eccezionale." Poiché il grosso degli eventi prodigiosi riguarda questioni mediche, non si parla d'altro che di ulcere perforate, riduzione di fratture, appendiciti che erano quasi sul punto di degenerare in peritoniti. Sembra di essere ad un congresso medico.

San Ciro è sempre ipercritico: "Ma di quale progresso della scienza medica vanno cianciando i dottori? Ma se non ho mai avuto tanto lavoro come oggi negli ospedali e nei policlinici!"

La conversazione divaga: "La colpa non è della medicina, ma dei medici che sono ignoranti. Ci vorrebbe un'efficiente selezione scolastica."

Ogni volta, a questo punto, l'indice accusatore viene puntato contro San Filippo Neri che opera miracoli che non dovrebbe. "Mi faccio intenerire. È colpa mia, lo so. Ma quando uno studente, anche se è asino, mi prega, non so dire di no. Lo faccio promuovere."

"Dovresti pensare alle conseguenze di quello che fai" dice San Gaetano da Thiene. "Così porti alla laurea dei chirurghi che sono dei macellai e ci tocca intervenire con altri miracoli."

San Vincenzo si fa un vanto di non dare mai numeri al lotto: "La gente deve imparare a cavarsela da sola. Deve creare piccole imprese che sono l'ossatura forte dell'economia. Così si creano posti di lavoro."

È chiaro che quando il tema si sposta sul lavoro, cominciano le note dolenti. Un po' tutti dicono che in questo campo c'è poco da fare miracoli. Perché, come li fai li fai, combini sempre pasticci. "Agire sull'economia è difficilissimo. Che dovremmo fare noi? Se aumentiamo i posti di lavoro nel settore privato, rendiamo le imprese poco competitive, se facciamo assumere negli enti pubblici e nello stato, siamo accusati di far aumentare il debito pubblico. Ma cosa si vuole da noi?" San Biagio ogni volta, quando si arriva a questo tema spinoso, si incavola.

Sul finire della serata, la discussione generale finisce. Si formano tanti capannelli e i Santi, a piccoli gruppi, parlano dei fatti propri.

San Giuseppe, che essendo titolare della chiesa di San Giuseppe dei Nudi, è sempre esposto a malattie da raffreddamento, tormenta sistematicamente il Santo medico Giuseppe Moscati.  "Altro che miracoli! Ho provato le iniezioni che mi hai prescritto l'ultima volta, ma niente. Ho sempre questo benedetto catarro. Il rappresentante ti ha portato qualche nuova medicina?"

Alla fine ci si congeda con un liquore, mentre si ascolta della buona musica. Mica è detto, però, che si tratti di canto gregoriano ed altra musica barbosissima. Fortuna che c'è Sant'Alfonso Maria dei Liguori. Presenta ogni volta nuove canzoni, e i motivi sono sempre molto orecchiabili.

Dopo tornano tutti alle loro chiese.

Sempre più in lontananza si sentono degli scoppi. È Santa Barbara che, ritornando a casa, si diverte a far esplodere, nei vicoli deserti, botte a muro, tric trac ed altri fuochi d'artificio del genere proibito.