Il professor Cacciottoli

da "Asporti non autorizzati"


Negli anni successivi al 1930, il professor Elio Cacciottoli si fece promotore di una nutrita corrispondenza con Albert Einstein. L'italiano sollecitava un incontro nel corso del quale avrebbe fatto delle rivelazioni sorprendenti. Il tedesco, credette di trovarsi di fronte a un pazzo come lui, ma non scosso dalla scintilla del genio. Einstein si limitò ad un solo laconico messaggio: "Non ho tempo". Il suo corrispondente italiano rispose: "Questo non è un problema. Potrebbe avere il suo futuro impegnato. Sicuramente, però, potrebbe trovare nel passato un momento libero. Potremmo incontrarci dieci anni fa, cento anni fa, mille anni fa. Scelga lei."

A quel punto la corrispondenza venne interrotta, a causa della sordità del destinatario.

Tutti sanno chi era Albert Einstein. A quasi nessuno il nome "Elio Cacciottoli" dice qualcosa. 

C'è un'aula dedicata a lui nel liceo napoletano dove insegnò. C'è una lapide, che ricorda il suo impegno educativo, nello stesso edificio. A questi ricordi lesionati e imbrattati di vernice rossa nessuno fa più caso.

Il personaggio era, invece, popolarissimo ai suoi tempi. Specialmente nella zona che da casa sua, in vico San Mandato, andava fino al poco lontano Liceo - ginnasio Giovambattista Vico dove insegnava.

Sbrindellato, pieno di macchie e di resti dei magri pasti, non poteva passare inosservato. Percorreva il tratto da casa a scuola discutendo animatamente con se stesso. Il gatto che stava con lui, un enorme e bellissimo esemplare grigio, lo seguiva dappertutto. Si infilava finanche in aula, dove ascoltava rapito le lezioni dell'amico. In un solo caso un gatto si comporta come un cane, quando riconosce l'autorevolezza di un uomo.

Di autorevolezza, checché ne pensassero i suoi allievi, Cacciottoli ne aveva da vendere. Le sue conoscenze andavano dal latino al greco, che parlava alla perfezione, alla matematica, alla fisica, alla letteratura.

Vi era anche, a differenza di tanti geni solo teorici, una sicura abilità nel campo delle realizzazioni pratiche. Alla teoria, Cacciottoli sapeva far seguire l'azione.

Dal giorno della sua ultima lettera ad Einstein, Cacciottoli abbandonò ogni impegno. Si mise in pensione. Lavorò come un matto ad un suo progetto. Costruì una poltrona molto strana, che somigliava vagamente a quelle che si trovano negli studi dentistici.

Un giorno, quando tutto fu pronto, l'uomo sprofondò nella poltrona. Il suo amico, svelto, gli si accoccolò sopra.

Da quel momento iniziò l'avventura del professore. Aveva costruito la macchina del tempo. Non scorazzò, però, in modo disordinato nel passato e nel futuro. Riservò i suoi vagabondaggi alla Grecia antica.

Si tolse lo sfizio di conversare con Talete di Mileto e con Pitagora. Fece visita a Fidia, a Pericle, a filosofi, artisti, poeti.

Fu ad Atene nel corteo dei discepoli di Socrate. Seguiva il Maestro e faceva sforzi tremendi per tenere a memoria le parole del filosofo. Approfittava delle pause, per nascondersi e riversare le parole di Socrate, usando la stenografia che pure conosceva.

Cacciottoli riusciva, nonostante tutto, a passare inosservato, ma era il gatto a dare nell'occhio. Da quelle parti, i felini non erano ancora molto conosciuti.

Cacciottoli concepì ed attuò la sua impresa più grande. Penetrò nella biblioteca di Alessandria e, per anni ed anni, ricopiò fedelmente le opere oggi perdute dei grandi della classicità greca. Commise un errore. Si trovava addosso un volumetto di un suo collega. Complice la sua distrazione, il libretto trovò posto tra i papiri della biblioteca. L'opera "Liriche nuove. Pescatori a Mergellina" di Amedeo Cagliozzi finì dietro una scaffalatura. Anch'essa fu bruciata e fu un peccato perché anche le incongruenze temporali sono veri e propri tesori.

L'attività frenetica di Cacciottoli, che spariva letteralmente, per lunghi periodi di tempo, non passò inosservata. L'occhiuta polizia di quei tempi mise in relazione le sparizioni e le riapparizioni di Cacciottoli con strani fenomeni. Infatti, quando il professore appariva e spariva si avevano fortissimi cali di tensione di energia elettrica.

La casa dello scienziato fu perquisita da cima a fondo. A parte una strana sedia da dentista e migliaia di fogli scritti con caratteri greci, non fu trovato nulla di strano. Comunque, questi elementi vennero ritenuti facenti parte della personalità anormale del perquisito. 

Il professore lasciò correre quell'attentato commesso alla sua intimità. Aveva altro a cui pensare. Non se ne stette, però, passivo di fronte all'aggressione alla Grecia, perpetrata dal governo fascista. Inscenò una manifestazione solitaria in via Roma contro quel crimine. "Imbecilli! Farabutti! Non capite che bisogna onorare la Grecia, madre della nostra civiltà, non aggredirla con viltà. È come pugnalare alle spalle nostra madre."

Cacciottoli riuscì a sfuggire all'ira del regime e della sua polizia. Andò in esilio, in un'altra terra, ma nel passato. Si unì, insieme al gatto, a quei coloni che più di due millenni prima erano partiti alla ventura. Quelli che avrebbero scoperto il golfo di Napoli. 

L'anziano inventore sentiva il peso degli anni. Era stanco, ma riuscì ad apprezzare i piaceri del viaggio. La traversata toccava luoghi incantevoli, resi ancora più belli dal fatto di essere quasi inabitati e, comunque, del tutto incontaminati.

Furono in vista delle isole del golfo. Capì di aver scelto bene l'epoca nella quale concludere i suoi giorni. Arrivarono, infine, alla spiaggia di quel luogo che, poi, sarebbe diventato Neapolis.

Il professore scese a terra. Dette un'occhiata a tutto quello che di meraviglioso poteva vedere. Era estasiato. All'improvviso, crollò a terra. Il gatto si accostò a lui e poi si inoltrò nell'interno. Ritornò dopo molto tempo. Si riaccostò al professore. Cacciottoli raccolse le sue forze e rivolse molte domande al suo amico gatto. Quello rispondeva miagolando. A Cacciottoli sembrò di interpretare che era tutto bellissimo lì intorno, alberi e fiori, pascoli, piccoli fiumi, tutto un profumo. Solo qualche raro e dolce pastorello, qualche rarissima famiglia di buoni contadini, null'altro. Così rassicurato, al professore fu dolce morire nell'incontaminato. Prima di dare l’ultimo respiro disse: “È meraviglioso... essere a Napoli... e non trovarla.” Il gatto onorò l'amico e si addentrò nell'interno, per perdersi nei boschi.

Nello stesso momento, in un'altra epoca, una bomba d'aereo centrava in pieno la casa di Elio Cacciottoli, in vico San Mandato. I discorsi completi di Socrate e le opere della biblioteca di Alessandria andarono di nuovo perduti.