L'ufficio delle tasse

da "Asporti non autorizzati"


Che c’entrava Darwin con il tetro palazzone degli uffici finanziari?

C’entrava, c’entrava...

Anche lì la funzione aveva sviluppato l’organo.

Gli appartenenti alla famiglia Capitone da generazioni si occupavano, come impiegati, di tasse. Sempre solerti, e... corrotti. Avevano accumulato, di padre in figlio, una grande fortuna. Avrebbero potuto fare a meno di lavorare, ma sarebbe stato un peccato. Perché erano arrivati alla perfezione della specie.

L’ultimo della dinastia Capitone fumava un sigaro cubano nel suo ufficio. Era soddisfatto. Un contribuente, apparentemente ansioso di vedere alleggerita la sua posizione fiscale, gli aveva da poco allungato una generosa mazzetta.

Tanta pace fu rovinata da una violenta apertura della porta. Capitone, tra le volute di un bel fumo azzurrino, vide emergere le facce truci di alcuni poliziotti e del contribuente di poco prima.

“Lei è un corrotto” gli urlarono in faccia. "In questa stanza troveremo le prove. I soldi che avuto sono stati segnati."

Il Capitone, imperturbabile, seguì, fumando, l’inutile perquisizione del suo ufficio. Non fu trovato un soldo. Accondiscese, poi, di buon grado, a spogliarsi.

Nudo come un verme, dimostrò di non avere addosso neanche un centesimo.

Anche quella volta, un Capitone riuscì a farla franca, per di più tra le scuse imbarazzate dei poliziotti.

Anni dopo, i Capitone furono ampiamente citati nei più importanti trattati di medicina legale e antropologia criminale. Veniva spiegato nei particolari quale organo la famiglia aveva sviluppato, era dopo era. Si trattava di una tasca marsupiale, che nascondeva, anche alle perquisizioni più attente, il frutto delle attività illecite.