Un genio musicale

da "Asporti non autorizzati"


Nel bel palazzo antico visse il solo grande genio della musica del settecento napoletano.

Il maestro L.S. componeva in una stanza ben riscaldata, appena in penombra. Così doveva essere. Altrimenti, il gatto dalle orecchie smisurate, che gli faceva compagnia, se ne sarebbe andato. Per L.S. la presenza del gatto era fondamentale. Fisime d’artista.

Un brutto giorno, il micio morì. Il musicista si vide perso. Non riuscì più a scrivere una sola nota.

Dopo giorni e giorni di inutili tentativi, L.S. scoppiò in un pianto dirotto. Le lacrime bagnarono il posticino preferito dal felino, sulla scrivania.

D'incanto, apparve l’ombra del gatto dalle grandi orecchie. Si accoccolò al suo solito posto. Cominciò a ronfare, a fare le fusa, ma non come prima della morte. L'esperienza ultraterrena lo aveva cambiato.

Prima era un gatto galante, vezzoso, giocoso. Con le sue fusa aveva dettato a L.S. bellissime pagine di musica da camera e di corte. Ora era diverso. Si poteva occupare solo di musica sacra.

Il micio, autentico genio musicale del settecento napoletano, ricominciò a lavorare. Con fusa d’oltretomba dettò a L.S. una nuova composizione. Una messa da requiem. Per un gatto, naturalmente.