L'uovo

da "Asporti non autorizzati"


Davanti all'esterrefatto parroco della chiesa di Piazza Dante, la matura signorina, familiarmente chiamata zia Tatella, si sciolse in un pianto irrefrenabile.

Quando, anche per le sollecitazioni del prete, si calmò, si risolse a dare una spiegazione. Aprì la sua borsa e ne estrasse con delicatezza estrema un fagotto fatto di vecchie, ma pulitissime, pezze di lana. Posò il tutto sulla scrivania del sacerdote e ne tirò fuori, usando questa volta anche circospezione, un uovo.

"Ecco il mio peccato. Lo presento a voi ed al Signore, in attesa del perdono." Di nuovo i singhiozzi le squassarono il petto.

La devota Zia Tatella era stata, manco a dirlo, una guardiana attentissima della sua virtù. Abitava alla fine del Cavone insieme a una sua nipote orfana, figlia di un fratello che aveva lasciato una sostanza tale da permettere alle due di vivere senza problemi.

Si era agli inizi del 1900. La buona, bigotta Tatella viveva nell'ignoranza, di cultura e di vita, più crassa. La ragazza, per parte sua, al fiorire dei venti anni, non aveva mai letto un libro, ma si era, invece, aperta con entusiasmo alle conoscenze pratiche ed ai piaceri della vita.

"Finirai nelle fiamme dell'inferno. Ricordati che anche se un uomo ti tocca con un dito puoi rischiare di rimanere incinta" ammoniva disperata la zia, a cui non riusciva assolutamente di distogliere la vivacissima nipote dalle amicizie maschili.

"Se è per questo - rispose un giorno la ragazza - anche tu sei in pericolo. Una compagna mi ha detto che anche a guardare un uomo troppo, si corre lo stesso rischio. E che credi? Non mi sono accorta che da un po' di tempo frequenti Santa Chiara perché ci sta un nuovo monaco che ti piace?"

Poi, a bruciapelo, senza pietà aggiunse: "Confessati. Quante volte l'hai fissato a lungo?"

Zia Tatella si fece il segno della croce, inorridita. Non rispose.

Quel peccato sulla coscienza ce l'aveva. Alla fine però farfugliò: "Alla mia età non si possono avere figli."

La giovane aveva la risposta pronta e replicò: "È vero, non si gonfia la pancia. Ma il Signore, misericordioso ha creato altri sistemi per far diventare madri le vecchie galline come te."

Da quel giorno zia Tatella non frequentò più Santa Chiara. In casa, con la congiunta, cercava di nascondere i segni del rimorso e della preoccupazione.

Nulla però sfuggiva alla nipote insolente e senza cuore, impegnata, in quel periodo in certi appassionati traffici con un giovane scultore, particolarmente abile nel modellare la cera.

E fu così che, un terribile mattino, dopo circa nove mesi, zia Tatella trovò, al risveglio, un uovo nel suo letto.