Chi parla?

da "Asporti non autorizzati"


Al povero Fra' Tobia, che tutto sopportava e mai si lamentava, fu assegnata la celletta più disagiata del convento. Stretta, umida, buia, la stanzetta aveva la sventura di confinare con l'appartamento di una grande e famosa baldracca, Elena.

La troia dormiva tutto il giorno, e passava la notte ad ospitare nel suo letto legioni di uomini. Essi aspettavano il loro turno in fila indiana, con pazienza prima o poi ben rimeritata.

L'infernale cigolio del letto, i mugolii bestiali, i volgari incitamenti passavano agevolmente attraverso lo stretto muro ed entravano prepotentemente nell'austera, disadorna celletta del monaco.

Non erano, però, quei suoni a turbare il poveretto. Rumori inquietanti provenivano dalla parte di Elena più esposta alle sozzure, e che, per naturale e rara disposizione, si poteva definire parlante.

Fra' Tobia, che conosceva le bassezze del mondo solo in latino, definì quei suoni (soavemente piacevoli ad un orecchio profano): garrulitas vaginae o flatus vaginae.

Il poverino, per colmo della sfortuna, aveva un orecchio musicale, che lo aveva portato a diventare anche maestro di cappella. Ed erano proprio la garrulitas e il flatus, non tanto il resto, a costituire motivo di forte tentazione.

Per non perdersi nel gorgo del peccato, finì col dormire su delle barre di ghiaccio, come un merluzzo fresco.

Acquistò, poi, la pace definitiva, convincendosi che i suoni lascivi tali non erano, bensì i musicali versi latini di un grande poeta classico.

Un giorno, Fra' Tobia fu chiamato al capezzale di un vecchio peccatore, consumato dalla lussuria.

"Beato voi, padre - disse l'uomo - non siete mai caduto nel vizio, non avete mai fatto l'amore..."
"Veramente ne ho sentito parlare" rispose il monaco.