Via Pignasecca

Ospedale Pellegrini


da "Il Contastorie"


Aniello Caponapoli era un vecchietto ancora molto vispo, nonostante i molti acciacchi e gli ottantacinque anni di età. Ricoverato d'urgenza all'ospedale Pellegrini, stette qualche giorno tra la vita e la morte. Poi, la forte fibra ebbe il sopravvento e, di colpo, nonostante le cure, cominciò a stare un pochino meglio. Si accorse, così, di dove era capitato, dell'affollamento, del personale che non era proprio gentile e degli altri degenti e dei loro familiari, che erano una manica di scostumati.

In particolare, lo faceva andare su tutte le furie l'aria sfottitoria che quella gente aveva con gli anziani. Non gli andava di essere chiamato nonno, e di essere trattato come un demente senile. La promiscuità lo faceva soffrire oltre ogni dire. Finì con l'odiare i suoi nove compagni di stanza.

Un mattino presto, l'intera e squallida camerata fu sconvolta da una presenza sgradita. Una figura alta, ossuta, avvolta fino alla testa in uno scuro mantello, cominciò a toccare con la falce un letto dopo l'altro. Si fermò più a lungo davanti ad Aniello. Questo era l'unico a non essere per niente intimorito dalla sinistra presenza. Anzi, sembrava che non aspettasse altri che Madama senza naso.

"Ci facciamo una scopa?" fece allegramente Caponapoli. "Se vinci, mi porti subito con te."

Mentre i due facevano la prima mano, intorno si creò il vuoto. Gli altri infermi traslocarono. 

Preferirono essere sistemati nei corridoi, pur di non stare in quella stanza. Ogni tanto la porta si apriva un pochino e un medico o un infermiere faceva capolino, su ordine del primario, per vedere come si metteva la faccenda. Non si poteva che constatare che Aniello continuava ad infilare un punto dopo l'altro ("scopa, scopa"), mentre la Morte non sembrava partecipare al gioco. Era annoiata, infastidita. Che avesse fatto affari ottimi ultimamente e non avesse nessun interesse a portarsi via il Caponapoli? Quello, per parte sua, sembrava che la sfottesse: "E ghermiscimi, ghermiscimi!"

Madama senza naso perse e se ne andò con la falce tra le gambe. Tutto il reparto sentì Aniello gridare: "Torna oggi, dopo pranzo. Ti darò la rivincita."

Il vecchietto non era mai stato così bene in ospedale. Aveva una bella stanza tutta per sé, perché non ci fu verso di far rientrare gli altri pazienti. Uno che tratta, che gioca con la morte incute terrore. Così i medici e gli infermieri colmarono Aniello di cure e di attenzioni.

Madama senza naso veniva a giocare due volte al giorno. Ma sembrava sempre più infastidita, e registrava un rovescio dopo l'altro.

"Avete una natura perdente, cara Signora" disse baldanzoso Aniello, facendo trasecolare il primario in persona che spiava dal buco della serratura.

L'anziano giocatore vincendo, giorno dopo giorno, la morte a scopa, elevò, per quello che lo riguardava, l'ospedale Pellegrini di Napoli allo stesso rango della migliore casa di cura svedese. La sua salute rifiorì e si accinse a lasciare quel luogo di dolore. Una mattina si rivestì, mise le sue cose in una piccola valigetta e fece le mosse per andarsene sotto braccio della Morte.

La monaca caposala che, oltre ad essere collerica era pure cretina, affrontò Madama senza naso, e, sbandierando la cartella clinica, gridò: "Non potete portarvelo con voi, è clinicamente guarito."

Fu Aniello a rispondere: "Gentile suora, a parte il fatto che la morte se ne fotte se uno è clinicamente guarito, vi faccio presente che questa è mia moglie. Già, lei non è mai stata bella, neanche da giovane... ed ora la sua bruttezza mi è tornata utile. Ma, secondo voi, se non avessi fatto finta di avere a che fare con la morte in persona, mi avreste trattato in maniera così superba come avete fatto?"