Via Porta di Massa

Facoltà di Lettere e Filosofia 


da "Il Contastorie"


Il professor Goffredo Darfino, dopo trentaquattro anni di onorata carriera universitaria, ebbe un clamoroso incidente di percorso. In realtà, voleva prendersi una rivincita su un gruppo di goliardi scostumati che lo tormentava durante le lezioni. Ma fu lui ad essere beffato.

Aveva convocato i ragazzi ed aveva detto loro: "Dal momento che siete molto occupati a fare i pagliacci in aula, e non avete niente altro da fare, ho deciso di affidarvi un serio lavoro scientifico. Studiando le fonti letterarie ed i ritrovamenti archeologici, dovete localizzare il sito dove era ubicato il tempio di Venere. Riferirete in aula davanti a me e a tutti i vostri colleghi."

Darfino rideva sotto i baffi. Lui sapeva benissimo che nessun serio studioso parla della possibilità di un siffatto luogo di culto nella città greco - romana.

Gli studenti, con l'ardore e l'incoscienza della gioventù, si misero subito al lavoro.

Il giorno successivo, il portiere dello stabile di via Tribunali 25/H informò l'inquilino professor Darfino che un gruppo di giovani studiosi americani chiedeva il permesso di visitare il suo scantinato per certi studi archeologici. Il professore, sopra pensiero perché stava pensando ad un particolare della guerra di Troia, diede un frettoloso consenso.

Dopo quindici giorni i goliardi comunicarono al professore che erano pronti a relazionare.
"Così presto?" fece Darfino, ma non aggiunse altro.


Nel giorno fissato per la relazione l'aula era stracolma. Accoglieva, oltre gli allievi di Darfino. una massa cospicua di perdigiorno e di accademici, nemici dichiarati del professore.

I goliardi esibirono grafici, enunciarono tesi di studiosi mai sentiti per dimostrare che il Tempio di Venere era esistito. Essi lo avevano localizzato con sicurezza al di sotto dello stabile di via Tribunali 25/H, che andava abbattuto per far emergere la bellezza dell'antico luogo sacro.

Darfino ebbe un soprassalto. "Ma è casa mia!"

Gli studenti dissero di sapere che un intervento così radicale di demolizione poteva essere giustificato solo da prove sostanziose. E loro le prove le avevano, ottenute scavando nei sotterranei del palazzo. Prima di mostrare le diapositive, ritennero opportuno ragguagliare il dotto uditorio sulle caratteristiche del tempio. Innanzitutto ad esso era impedito l'accesso agli uomini, a meno che essi non volessero essere insultati ed esposti al dileggio.

Architettonicamente parlando, il tempio aveva delle soluzioni originalissime, mai riscontrate in opere precedenti e successive. Si trattava di una costruzione antropomorfa.

La diapositiva spiegava eloquentemente di cosa si trattasse. Il tempio era, in pratica, un enorme sesso femminile schiuso per permettere l'ingresso, con abile fotomontaggio, del professor Darfino.

"E, secondo la religione greco - romana, in un siffatto tempio di Venere potevano entrare solo le teste di cazzo" spiegò lo studente relatore, prima che fosse ridotto al silenzio da robusti bidelli.