Via Duca Ferrante della Marra 12

da "Il Contastorie"


Chi aveva inventato gli spaghetti? I cinesi o i napoletani? Era stata sempre una questione molto aperta che si era trascinata in dibattiti di esperti, in articoli di riviste specializzate senza mai approdare a un risultato definitivo.

Questo, almeno, finché non si verificarono due avvenimenti concomitanti: l'avvento del fascismo in Italia e la clamorosa scoperta in Cina del professor Sun Yat Wu.

Andiamo con ordine. Il fascismo portò un'ondata di nazionalismo. La grandezza del genio italico venne affermata in tutte le salse e fu avviata una puntigliosa opera di rivendicazione di tutte le scoperte e le invenzioni la cui paternità era contestata tra un italiano e uno straniero. 

Commissioni di esperti universitari dimostrarono così, tra l'altro, che il telefono era stato inventato da Meucci e non da quel mistificatore di Bell. Non ci volle molto poi a provare che la radio era un prodotto del sublime ingegno dell'italianissimo Marconi e non di quel truffatore russo che rispondeva al banalissimo nome di Popov.

Secondo avvenimento relativo agli spaghetti: il professor Sun Yat Wu dell'Università di Shangai scoprì in una tomba di Nanchino, sicuramente databile a 3.000 anni prima di Cristo, oltre a vari oggetti di uso quotidiano, una provvista di spaghetti per sei mesi.

Sembrava, quindi, che fosse stata detta la parola definitiva sull'annosa questione. Senonché, la notizia mandò su tutte le furie Benito Mussolini, capo indiscusso del fascismo.

Il duce convocò Giuseppe Pallante, professore di storia dell'alimentazione nella Regia Università di Napoli, e gli ordinò di rispondere pan per focaccia a quel limone spremuto di Sun Yat Wu.

Pallante, fascista della prima ora, si mise subito al lavoro, ma non sapeva che pesci pigliare. 

Nel 3.000 avanti Cristo Napoli non era stata neanche fondata e, a meno che non si volesse dimostrare che la famosa tomba di Nanchino appartenesse a un napoletano emigrato, non si veniva a capo della faccenda.

Pallante, che concedeva fiducia con troppa facilità, ebbe l'imprudenza di accettare l'aiuto di un circolo culturale goliardico, che si era segnalato per la pubblicazione di una guida storica dei casini di Napoli.

Sembrava tutto troppo facile. Pallante formulava una timida ipotesi storica? Subito riceveva dagli studenti del circolo prove documentali alle sue stronzate. Gli universitari falsificarono codici medioevali, testi di scrittori greci e romani per dimostrare, senza ombra di dubbio, che a Napoli si erano sempre fatte scorpacciate di spaghetti. Pallante scuoteva la testa. Ciò non bastava per sconfiggere il cinese maledetto. Gli studenti, allora, arrivarono all'impudenza di far scoprire, nelle grotte delle Fontanelle, graffiti che rappresentavano piattoni fumanti di pasta.

Pallante fece salti di gioia, ma subito si raffreddò. Si rendeva conto che bisognava rispondere a Sun Yat Wu con le stesse armi. Era necessario trovare anche solo cento grammi di spaghetti, ma di un'età più antica di quelli di Nanchino.

Gli ingegnosissimi studenti si misero d'accordo con un contadino. L'agricoltore coltivava broccoli in un appezzamento dove molti anni dopo sarebbe stato innalzato il palazzo di via duca Ferrante della Marra numero 12.

Il villico, dopo aver ottenuto un buono per trenta sedute nel miglior bordello di Napoli, rivelò al professor Pallante che aveva fatto strani ritrovamenti nel suo fondo. Aveva da poco scavato un pozzo e, a cinque metri di profondità, aveva trovato ossa, pezzi di vaso, asce di pietra e degli spaghetti rudimentali. Aveva buttato le ossa ed il resto ed aveva mangiato gli spaghetti. 

Veramente ottimi.

Il professore gli mollò uno schiaffone. Quel disgraziato aveva mangiato la storia, anzi, la preistoria. Dalle descrizioni degli utensili l'accademico capì che i reperti sicuramente datavano al cinquemila avanti Cristo.

Pallante telegrafò a Roma. Era arrivato finalmente a scoprire il bandolo della matassa. Gli occorrevano uomini e mezzi. Lo spazio del futuro civico dodici di via duca Ferrante della Marra fu invaso da un'orda in camicia nera, che scavava e setacciava. Ma fu il professore in persona, al cospetto del podestà, a scoperchiare la tomba di cinquemila anni prima, che gli avrebbe dato gloria e fortuna.

Lo scheletro era perfettamente conservato, gli spaghetti pure. L'uomo preistorico reggeva, infatti, in una mano un pacco di carta azzurra con un'etichetta colorata: Pasta Gargiulo - Dal 10125 a.C. la vera pasta di Napoli.

Nella Regia Università di Napoli si parlò a lungo del professor Pallante. Era andato molto al di là delle scoperte dell'Uomo di Neandertal e dell'Uomo di Cro-Magnon. Aveva scoperto l'Uomo Ca' Pummarola 'Ncoppa.