Via Sanità

Terranei al piano stradale n. 55/D e 55/E


da "Il Contastorie"


La famiglia Gatta, che risiedeva da generazioni nel popolare quartiere della Sanità, abitava in un vano al piano stradale. Erano abituati ad avere vicini di tutti i generi, ma di gente così non ne avevano mai visto.

I loro nuovi confinanti erano davvero singolari e venivano da molto, molto lontano. Si trattava degli extracomunitari più avventurosi che si fossero mai visti a Napoli.

La famiglia Ndak veniva, infatti, dalla Nuova Guinea.

Il capofamiglia Gatta tenne un certo discorsetto ai suoi cinque figli. "I nostri nuovi vicini sono figli di Dio, esattamente come me e voi. Non fatevi strane idee."

"Papà, ma portano un ossicino dentro il naso" fece perplesso il più piccolo dei Gatta.

"E con questo? L'essenziale è che non abbiano la puzza sotto il naso. Questo sarebbe veramente grave. Impedirebbe buoni rapporti."

Difatti, le due famiglie non ebbero mai uno screzio e fraternizzarono.

Dopo un iniziale attimo di sbandamento, perché abituarsi alle novità è sempre difficile, e non tutti avevano l'apertura mentale del Signor Gatta, i nuovi arrivati furono accettati da tutti gli abitanti della Sanità. Papà Ndak divenne familiarmente Totore 'o cannibale', amato e benvoluto da tutti.

Ma, un brutto giorno, Totore ebbe un incidente sul lavoro e morì.

Gatta, che seguiva ancora le antiche tradizioni napoletane, chiese alla moglie di preparare un pranzo completo per i Ndak. Nell'uso di Napoli, infatti, alle esigenze alimentari della famiglia in lutto dovevano provvedere per un giorno i vicini.

Pieni di vettovaglie, bussarono alla porta dei Ndak, ma quelli già stavano mangiando grandi pezzi di arrosto.

I Gatta e i Ndak si abbracciarono e piansero. C'era un punto in comune tra le due culture. Bisognava magnificare le virtù del defunto.

"Quant'era bello, quant'era forte, quant'era generoso. Era un pezzo di pane. Si prodigava per la famiglia."

La signora Ndak aggiunse: "Siamo orgogliosi di lui. Il desiderio mio e dei miei figli è di essere come lui. Perciò ce lo stiamo mangiando."