Camaldoli

Convento molto rumoroso che non si può nominare


da "Il Contastorie"


La giovane Suor Elisa, svanita ma simpatica consorella, era stata da poco trasferita in quel convento dei Camaldoli. Aveva soggiornato qualche anno ad Osaka, in Giappone, in un'altra casa dell'ordine. Aveva fatalmente acquistato, in quel paese d'oriente, delle abitudini esotiche che finirono con il portare lo scompiglio nella pacifica comunità di religiose.

In quel momento, la monache avevano un altro problema. Il vecchio padre Arturo si era completamente rimbambito. Aveva perso la nozione del tempo. Ogni giorno il prete era chiamato a celebrare una funzione per le monache. Ma, ora, non si faceva più vedere alle sette in punto, come una volta. Veniva agli orari più diversi ed impensati.

La vita della comunità era sconvolta. Il campanello, che chiamava le suore alla funzione, suonava mentre le donne stavano attendendo a qualche altro importante incarico.

Da qualche tempo, poi, più o meno dall'arrivo di Suor Elisa, detta la giapponesina, accadevano cose ancora più strane. Il campanello, che segnalava l'arrivo di padre Arturo, suonava moltissime volte al giorno. Le suore, sbuffando, si riunivano disciplinatamente, ma di padre Arturo neanche l'ombra.

Come era quella storia del campanello che suonava inconsultamente?

L'arcano venne svelato dalla sagace Madre Superiora. Questa chiamò Suor Elisa e le contestò un fatto molto preciso e circostanziato: "Tu suoni come un campanello. Sei tu a sconvolgere continuamente la nostra vita."

La giovane monaca si schermì: "Il suono dei campanelli è molto bello, dà gioia e felicità" Poi, messa alle strette dalla Superiora, dovette confessare. Portava, in una parte del suo corpo, che una monaca non deve nemmeno nominare, un prodotto giapponese tradizionale, non elettronico. Si trattava delle famose palline sonanti, composte da un pallina cava con dentro un'altra pallina piena. Con il movimento del corpo, le palline battevano l'una contro l'altra, producendo un delizioso trillo, e dando, alla parte nella quale erano conficcate, una gioiosa sensazione.

La Madre Superiora si riservò una decisione. Punire o non punire Suor Elisa? D'altronde - rifletté - non tutto quello che viene dall'estero è da gettar via.

Alla fine, tutto si risolse per il meglio. Le novità furono lietamente accettate. In quello che era una volta un austero convento, fu tutto un gioioso scampanellio. Ogni sorella, dalla più giovane alla più anziana, suonava allegramente, con buona pace degli orari e delle visite di padre Arturo.