Il quartiere che non c'è più

da "Il Contastorie"


Via Giudecca Vecchia e i vicoletti intorno accolsero, fino al secolo scorso, la comunità jiddish napoletana. Nel 1880 i componenti di quel gruppo emigrarono in massa in America, per cercare fortuna.

E' interessante ricordare un momento di vita di quelle persone. Ci soccorrono le brevi notazioni di un visitatore straniero, che visse per qualche tempo nel quartiere:

"Aprii la finestra e vidi uomini e donne che volavano. Un uomo, con i capelli tutti boccoli sotto un cappello nero, aveva stracciato (aveva un chiodo sotto la scarpa) un lenzuolo di una vecchia. Era nata una lite furibonda che aveva coinvolto anche gli altri che volavano e molte anziane donne affacciate ai balconi, tra la loro biancheria stesa al sole. Gli anziani della comunità erano saliti in cielo per pacificare gli animi e sistemare la faccenda, ma, alla fine, si erano messi a litigare pure loro.

Un mandolinista suonava felice sul tetto, scatenando l'entusiasmo di gente che si metteva a ballare.

Lo scemo del vicolo dei fessi si metteva in fila da solo davanti all'Ufficio di Collocamento. Tutti volevano lavorare, ma nessuno sotto un padrone.

Il prete, finalmente anche lui coinvolto nel matrimonio, veniva inseguito in strada dalla moglie bisbetica.

Il vecchio barbuto, infagottato in panni neri e in uno scialle, faceva mentalmente calcoli cabalistici aiutandosi con un vecchio libro gualcito. Poi entrava in un botteghino del lotto. 

Bambini sfrontati lo seguivano, e sbirciavano il suo gioco. Erano mandati da altri cabalisti che volevano carpire i segreti del vecchio.

Il cuoco preparava la pizza. Non era per niente una cosa facile. Doveva seguire fasi strettamente codificate dalla tradizione. Ogni tanto doveva dire certe preghiere rituali. Ci voleva una vita per fare la pizza. I giovani, ai tavoli, si annoiavano e scalpitavano. Sognavano una pizza scismatica, ma veloce.

Il farmacista al primo piano, dopo aver sorpreso la moglie a letto con un concorrente, scaraventava in strada il letto con i due amanti.

Lungo le strade si aprivano botteghe di artigiani. Il calzolaio riparava le scarpe e declamava le sue poesie. Il sarto scriveva con l'ago e con il filo i suoi racconti sul vestito del maestro di scuola, che non credeva al suo talento di narratore.

Sembrava di essere in una strana città dell'Europa Orientale, in cui erano evidentissimi misteriosi influssi mediterranei."