A casa 'e pezziente nun mancano maje

(A casa i pezzenti non mancano mai. C'è sempre almeno un familiare che se la passa male.)


da "Il Contastorie"


Il 5 aprile di ogni anno, qualunque cosa succedesse, guerra, tempesta o terremoto, la famiglia Palumbo si riuniva al completo per festeggiare il capo della casata, Vincenzo.

Il luogo dell'incontro conviviale era sotto le colonne di San Francesco di Paola.

Il primo ad arrivare era il festeggiato. Ormai quasi ottantenne e malandato, non poteva più camminare a piedi. Era accompagnato dal più giovane della famiglia, il cinquantenne 

Guglielmo, che non si decideva a lasciare la casa paterna.

La casa paterna consisteva in un vecchio carrettino della nettezza urbana, trainato da una mezza bicicletta. Il trabiccolo, in origine, poteva trasportare due contenitori per l'immondizia. 

Uno era stato tolto, in modo da permettere l'installazione di una sedia per Vincenzo. Il secondo bidone era ancora lì. Accoglieva gli averi del pater familias, definiti "le mie proprietà".

Vincenzo, mostrando il bidone ai figli riuniti, aveva detto: "La mia volontà è che tutto questo, alla mia morte, vada a Guglielmo. Mi accudisce come neanche una figlia femmina farebbe."

La stoccata andava ad Italia, la primogenita sessantaduenne, che borbottava: "Quando sarà, andremo in mano agli avvocati. Non ci può togliere la parte che ci spetta. E' la legge."

Italia era venuta trasportando una sporta piena di buste di negozi come "la casa della sposa", "sposa 2000", "il sogno della sposa".

Ogni anno Vincenzo chiedeva: "Quando ti mariti?"

Invariabilmente, la donna mostrava le buste e diceva acida: "Devo ancora finire il corredo. Ma sono a buon punto."

Renato, di cinquantacinque anni, il penultimo, venne all'incontro spingendo un grande cassonetto dell'immondizia.

Guglielmo commentò tra sé e sé. "Guarda come si spara le pose questo qui. Ci vuole umiliare."

Renato, con aria di grande di Spagna, fece: "Papà, ti vedo bene in salute. A me le cose vanno benissimo. E, purtroppo, ai miei fratelli invidiosi questo non piace. Se ricordate, l'anno scorso venni con quattro sporte. Io miglioro, mi do da fare."

Vincenzo dovette calmare Guglielmo, che voleva rompere la faccia al fratello, ricco e presuntuoso.

L'ultimo ad arrivare fu il cinquantasettenne Costantino. Era il più malmesso di tutti. I parenti lo guardarono perplessi. Non portava niente.

"E la roba tua dov'è?" chiese il padre con una punta di rimprovero.

Costantino si schiarì la voce: "Io viaggio molto. I miei beni sono al deposito bagagli della stazione."

Vincenzo sapeva leggere nell'animo dei figli. "Bugiardo! - tuonò. - Tu non hai niente. 

Vergognati. Mi hanno anche detto che ti fai mantenere dalle femmine. Ogni giorno vai a mangiare dalle monache di Madre Teresa. Prendi esempio dai tuoi fratelli. Loro cercano di migliorare, di farsi una strada. Tu sei la mia croce. Continua così e sarai un pezzente per tutta la tua vita."