Po' chiù n'araptua 'e cosce ca 'n'araputa 'e cascia

(Può più un'apertura di cosce che un'apertura di cassa. Le donne, usando la loro "grazia", possono ottenere cose che non si possono avere neanche con il danaro.)


da "Il Contastorie"


La situazione delle casse pubbliche della colonia greca sulle coste della felice Campania era disastrosa. Non c'era più un soldo e, per di più, la colonia aveva un debito enorme verso altre città.

Tutto quel danaro era stato portato via da una gestione allegra delle pubbliche finanze. 

Montagne d'oro erano state sperperate per costruire templi sontuosi, allestire feste e finanziare in proprio qualche disinvolto amministratore.

Per uscire da quella situazione disperata, i cittadini più saggi nominarono il vecchio Eaclo, uomo dalle mille risorse, amministratore straordinario del debito pubblico.

Nel frattempo, inviati delle sette città creditrici fecero sapere al consiglio della colonia che, di lì a poco, sette rappresentanti sarebbero andati a recuperare i loro crediti fino all'ultimo centesimo. Qualora fosse stato impossibile riavere i quattrini, i sette avevano un ordine preciso: fare schiavi tutti gli abitanti e mettere a ferro e a fuoco la città.

Eaclo aprì le casse pubbliche, si mise le mani nei capelli, ma passò subito all'azione. Fece una colletta tra i concittadini più ricchi ed inviò una segreta missione in tutta la Magna Grecia.


Erano appena arrivati i sette rappresentanti. Eaclo era sulle spine. Non aveva ancora raccolto i frutti della sua missione segreta. Improvvisamente, un grande carro chiuso, apparso all'orizzonte, gli fece tornare il buon umore.

Accolse con estrema cortesia i creditori.

"I miei buoni concittadini mi hanno nominato re. Permettetemi, quindi, che io adempia subito ai miei doveri verso di voi. Andiamo nella sala delle pubbliche finanze. Là, in pesanti casse, è custodito il vostro danaro."

Nella sala, Eaclo ed i rappresentanti trovarono sette casse e, davanti a ciascuna di esse, sette bellissime ragazze in abiti succinti, certamente le più avvenenti di tutta la Magna Grecia.

"Ecco le mie virtuose figlie. Fate il vostro comodo: aprite le casse" fece Eaclo, un po' equivoco, e si allontanò.

I sette rappresentanti, aiutati anche da gesti invitanti, si precipitarono sulle ragazze.

Eaclo ritornò. Si era nel bel mezzo di un'orgia indemoniata.

"Schifosi, cosa avete fatto alle mie virtuose figlie! Vi avevo detto di aprire le casse non le cosce."

L'offesa era stata grande. Eaclo, calmatosi, rinegoziò il debito pubblico. Ottenne che il dovuto risarcimento per il perduto onore delle sue adorate figlie andasse a pareggiare quanto la città doveva alle altre sette.

Quando i rappresentanti andarono via, reduci dalla più costosa orgia dell'antichità, Eaclo fece chiamare le ragazze. Le pagò sospirando. Costavano caro, ma, d'altronde, erano pur sempre le professioniste più belle e più abili di tutta la Magna Grecia.