Via Chiaia

Casa di tolleranza "Miniera d'oro"


da "Il Contastorie"


La chiusura delle case di tolleranza fu un evento luttuoso. Per la gran parte degli affezionati ed appassionati frequentatori di quelle benemerite istituzioni, il dolore rimase circoscritto alla sfera intima. Molti piansero in privato ed in silenzio. Solo qualcuno fece diventare pubblica la sua sofferenza. Alludiamo a quello che si mise a suonare a morto le campane del Carmine e, soprattutto, a Vincenzo Crimaldi.

Il buon Enzo aveva dedicato la sua vita ai bordelli. Non si era sposato proprio per tener dietro a quella che considerava una missione.

Il giorno precedente a quello stabilito da una legge iniqua per la prematura fine dei casini, Vincenzo Crimaldi si incatenò alla ringhiera delle scale che conducevano alla sede della "Miniera d'oro", splendido lupanare di via Chiaia.

Crimaldi si sistemò in una posizione ben visibile dalla strada, in modo tale da attirare la folla dei curiosi. Tra essi, donne virtuose e bambini innocenti.

Intervenne, come era doveroso, il commissario Pizzetti. Il poliziotto, grassoccio, con un paio di baffetti cordiali, era un campione di tolleranza e di moderazione. Si avvicinò a Crimaldi, e, paternamente, cercò di farlo recedere dalla protesta. Non ci fu verso, nonostante tutte le arti dell'uomo di legge. Anzi, Vincenzo minacciò anche, per soprammercato, di iniziare lo sciopero della fame.

"Morirò qui - disse - ormai la mia vita non ha più senso."

Pizzetti si grattò la testa. Bisognava risolvere alla svelta quella grana. Non voleva aggiungere ai problemi della giornata anche quello di un Gandhi della patta.

Il commissario, all'improvviso, si illuminò. Si precipitò dall'Adalgisa, che, in quel momento, era la regina della "Miniera d'oro".

La bella ragazzotta, esperta in specialità bolognesi, accettò di buon grado di aiutare le forze dell'ordine.

Crimaldi, opportunamente sbaciucchiato e vezzeggiato dall'Adalgisa, rinunciò, in cambio di una consumazione gratuita, all'intransigente protesta.

Anche il commissario ebbe la sua meritata parte. Se ne stava uscendo beato dalla porta del bordello quando, all'improvviso, impallidì. Non aveva calcolato che le voci corrono come il lampo. Alla ringhiera delle scale stavano incatenati, in fila ordinata, una trentina di uomini. Essi aspettavano impazientemente di passare dalla protesta alla mediazione e, di lì, alla consumazione gratuita.