L'orecchio

da "Il messia meccanico"


Provate ad osservare un orecchio. Immaginatelo capovolto. Vedrete la forma di un bimbo nella posizione che ha nel ventre materno. L’orecchio è, quindi, la rappresentazione di un uomo. 

Questo ha insegnato la medicina cinese. Essa ha individuato nel padiglione auricolare punti che indicano la testa, la bocca, le orecchie, le gambe, le mani, le braccia…

All'inizio del secolo, nell'estremità meridionale dell’America Meridionale, nella Terra del Fuoco, vivevano gli indios Selkman. Essi vivevano cacciando il lama australe, il guanaco.

Ai bianchi, venuti da lontano, quelle esistenze semplici cominciarono a dare fastidio. I proprietari di fattorie, i latifondisti odiavano i cacciatori nomadi. Decisero di sterminare i nativi. I proprietari offrirono un premio per ogni indio ucciso. La somma promessa sarebbe stata pagata solo alla consegna dei Selkman uccisi. Essi erano sì piccoli, ma pur sempre ingombranti. I promotori dei massacri decisero, dopo i primi problemi logistici, che era possibile portare solo le orecchie, quale prova degli avvenuti assassini.

Uomini, donne, anziani, giovani, bambini furono uccisi. I cacciatori di taglie, dopo i delitti, riempivano sacchi con le orecchie e le portavano, per la ricompensa, ai latifondisti.

Ona, il giovane figlio del capo tribù, fu l’ultimo ad essere ucciso. Con lui gli indios erano finiti per sempre. 

L’orecchio del bambino scivolò fuori dal sacco. Fu raccolto da un suo compagno di giochi. 

L’uccello Guazù era inseparabile dal figlio del capo. Stava spesso appollaiato sulla sua spalla. Toccava con il becco il suo orecchio per richiamare l’attenzione del ragazzo.

Guazù portò l’orecchio nel suo nido. L’uccello toccò con dolcezza il punto che rappresentava il cuore. Voleva parlare di sentimenti, di affetti. Voleva far sentire al suo amico che gli era vicino. Guazù accostò, poi, la testolina al punto che indicava la bocca.

Da un’altra dimensione Ona parlò. E disse le sofferenze del suo popolo scomparso. L’uccello ripetette agli alberi, in un canto che somigliava all'antica lingua dei Selkman, quello che il bambino aveva detto.