Questa povera città

da "Il messia meccanico"


Era poco più di un'adolescente, ma la sua mente era rimasta a quando aveva cinque anni. Il suo corpo cominciava a somigliare a quello di una donna. Non si chiedeva perché gli uomini, quelli fatti, cominciassero a guardarla così fissamente. Forse anche a loro piacevano i fiori? Ma essi non guardavano quello finto, di plastica, che lei aveva sempre in mano.

La ragazza stava sempre vicino alla madre, al centro del mercato della sua povera città. La madre vendeva misere cose, inutili, ma che facevano sopravvivere. Lei se ne stava sempre aggrappata alla madre. Quando non era possibile, teneva stretto il suo fiore, per sentirsi un po' sicura.

La madre ripeteva monotonamente: "In questa povera città non si sta bene per niente." 

"Questa povera città, questa povera città" rispondeva ogni volta la ragazzina. La madre annuiva con tristezza.

La madre morì. La ragazzina si trovò piangente, sola al centro del mercato della povera città.

Di questi tempi, se uno sta in un mercato è perché ha qualcosa da dare via. Lei non aveva niente da vendere. Non avrebbe mai ceduto quel solo pezzo di affetto che le era rimasto, quel fiore mai fiorito e mai appassito. Qualcuno, però senza dirle niente, la comprò per nulla.

C'erano altri mercati, anzi c'è un solo enorme mercato al di fuori di quello della povera città. Nel grande, immenso e terribile mercato non ci sono vecchiette magre, ma umane, che vendono qualcosa per sopravvivere. 

La ragazzina fu portata di là del mare. Fu brutalmente messa sul mercato. Cambiava spesso città, perché il mercato è grande e terribile. 

Era costretta a vedere molti uomini. Cercava subito di stringere la loro mano, per provare l'antica sicurezza che le dava il palmo della madre. Ma quelli la scostavano brutalmente. Da lei volevano ben altro. Gridava, urlava parole che le lampeggiavano nella mente: "Questa povera città, questa povera città". Non c'era, però un annuire rassicurante. Solo botte e sofferenze.

Imbambolata, aspettava per strada che qualcuno la scegliesse. Così era costretta a fare. Però, qualcuno l'aveva notata, al di là dei vetri di una casa di fronte. Sua madre le aveva parlato, e lei ricordava confusamente di un principe azzurro che veniva a salvare.

Chi l'aveva guardata era un giovane espansivo, dagli occhi che ridevano e dalla mente dolcemente velata. Aveva un cuore colmo d'amore. Scese nella via. Le strinse la mano forte nella sua. La ragazzina gridò: "Questa povera città, questa povera città". Non ricevette in cambio botte. L'altro annuì e le porse un fiore.

Andarono lontano, tenendosi per mano. Arrivarono in un luogo felice. Nell'ultimo luogo dove il mercato è senza la sua stessa legge, dove un fiore ha un'anima e una donna che sboccia non è un quarto di bue.

I due ragazzi, mano nella mano, stavano nel mercato senza legge perché irradiavano amore e avevano in cambio un pezzo di pane e un fiore.