L'amore acido

da "Il messia meccanico"


Conosci quei vecchi che si sono amati tutta la vita e che passano gli ultimi anni a litigare?

Si vogliono sempre bene. Non possono stare un attimo lontani. C'è un motivo profondo alla base dei loro dissidi. L'uno rimprovera l'incombente fine dell'altra.

È “amore acido”. Sembra fastidio, difficoltà a sopportarsi, addirittura odio. In realtà è un trucco, per maledire, per esorcizzare la morte.

Il giovane uomo e la fiorente donna appartenevano a due popoli vicini. Quelle genti erano separate da rivalità, incomprensioni, odio, da guerre ricorrenti. La divisione era stata resa concreta. Un confine impenetrabile divideva le due comunità.

I due giovani si amavano dal primo istante. Era bastato guardarsi, anche se da lontano. Tra loro erano palizzate di filo spinato, una terra di nessuno ed altri steccati con rovi di ferro.

A dispetto degli ostacoli, gli innamorati si facevano più vicini che potevano. E si baciavano. Sgorgando dalle labbra, punte dagli aculei di metallo, gocce di sangue bagnavano la terra.

Riflettendo, i ragazzi scoprirono i segreti dell'amore acido.

Si dicevano parole grosse. Litigavano, si insultavano. L'amore acido cominciò a corrodere il filo spinato.

I due riuscirono ad aprire stretti varchi nelle barriere. Entrarono nella terra di nessuno. Si abbracciarono. Risero, fingendo di azzuffarsi.

Calpestarono una mina.

L'amore acido esplose.

Una forza irresistibile sciolse le barriere di filo spinato. Fu come un'onda immensa che travolse le palizzate, i muri, le recinzioni.

La terra di nessuno fu sempre più grande, e la terra di nessuno fu terra di tutti.

In ricordo dell'amore acido rimase solo una spina. E, poi, un immenso campo di rose.