Il cavallo e il vento

da "Il messia meccanico"


C’era una volta un cavallo. Veniva da lontano. Aveva attraversato terre, fiumi, valicato montagne, prima di arrivare in una valle. In essa il cavallo, alla fine, si era quasi stabilito. “Quasi”, perché non aveva un posto fisso in cui stare. Correva da un punto ad un altro, con il vento che gli gonfiava la criniera. Mangiava l’erba dove gli pareva.

C’era anche un uomo che abitava nella valle. La pensava in modo completamente diverso dal cavallo. L’uomo metteva a frutto la terra, la recintava, costruiva mulini, laboratori, fabbriche, officine. 

Con il passare del tempo, gli spazi per il cavallo si fecero sempre più limitati.

“Se continui così non potrò più correre. Ti prego, cerca di capire anche le mie ragioni. Lasciami almeno un corridoio dove io possa correre.”

Quello che stava diventando il proprietario assoluto della valle fece una smorfia e non rispose.
Alla fine, per la frenetica attività dell’uomo, il cavallo si trovò chiuso in un piccolissimo appezzamento recintato.

Fu costretto a finire la sua corsa. Cominciò a mangiare l’erba.

Arrivò l’uomo. “Ladro! Tu rubi la mia erba.”

Il cavallo mosse stancamente la testa. La criniera si mosse appena. “E tu mi hai rubato il vento.”