Il viaggio

da "Il messia meccanico"


C’è un altro livello della stazione ferroviaria, del quale la gente, affaccendata a partire e ad arrivare, non si accorge. È in alto, sopra le nuvole. I treni, le sale di aspetto, tutta l’attrezzatura hanno un aspetto antico. Le vecchie vaporiere lanciano un fumo bianchissimo, ma freddo. Qui tutti aspettano compostamente. Nessuno sembra avere fretta, perché tutti arrivano. Nessuno parte. I viaggi di queste linee ferroviarie durano una vita, ma non fanno neanche un secondo di ritardo.

Un treno arriva sbuffando nella stazione. Si apre solo uno sportello nella prima carrozza. Una signora molto anziana, curva sotto il peso dell’età e delle sofferenze, rifiutando di essere aiutata, scende. Scorge qualcuno in cima al treno e si affretta quanto può. È un bambino, che aspetta la sua mamma, da quarantacinque anni. Il bambino regge un palloncino. 

La madre riesce finalmente a riabbracciare il figlio, che le era stato tolto tanto tempo prima, ucciso per odio razziale.

“Lo so, mamma. Il tuo viaggio è stato terribile.” E il bambino le fa segno di reggere anche lei il palloncino. Questo, riesce finalmente a far volare, su su nel cielo, due anime ormai leggere.