Lettera a Lucilla

da "Papà è nel tavolino" / 1


Moglie mia adorata, perdonami se ti ho lasciata. Spero che anche i ragazzi, quando si faranno grandi, capiranno le ragioni del loro padre. 

Forse, "moglie mia adorata" non è entusiasticamente affettuoso come quei nomignoli che usavamo quando ci siamo conosciuti. Considera, però, la situazione e la mia condizione personale di marito che abbandona fisicamente e per sempre - perché non tornerò, né posso tornare sulla mia decisione - il cosiddetto focolare domestico. Ma cosa potevo fare, come potevo altrimenti risolvere i gravi problemi che ci tormentavano? 

Tu avevi sposato un impiegato di banca e, oltre all'affetto, all'amore, ai sentimenti profondi che ci hanno unito, c’era in ballo, anche se nei meandri più nascosti della tua psiche, il mio non disprezzabile stipendio e la mia potenziale carriera. 

La carriera non c’è stata, e, a causa della ristrutturazione economica, in atto a livello planetario, il mio stipendio è diventato così così, e i problemi si sono moltiplicati. Ero entrato in una banca che sapeva di antico. Era un'altra dimensione. In quella realtà ormai perduta potevi entrare e rimanerci, se ti andava, per tutta la vita. Poi, un giorno, radunarono tutti gli impiegati nel salone principale. "La nostra banca è entrata finalmente nel mercato globale" ci dissero trionfanti i dirigenti. "La Mano Invisibile regna su di noi. La banca alla quale avete dedicato la vostra vita di lavoro è stata assorbita da una più moderna azienda di credito. Ora avete delle potenzialità in più, che potete orgogliosamente indicare nei vostri curriculum. Siete dei precari e, quindi, degli esuberi." 

Ce ne tornammo frastornati ai nostri posti di lavoro. Eravamo, dunque, dei privilegiati, benedetti dalla Mano Invisibile? Ma questa Mano faceva miracoli? Qualcuno di noi aveva capito, infatti, che doveva trattarsi di una entità economico - religiosa.

Da quel giorno tutto cambiò. Vuoti paurosi cominciarono a registrarsi nelle nostre fila. I colleghi sparivano da un giorno all'altro, portati via dalla Mano Invisibile. Ma dove?

Quelli che rimanevano avevano la vita completamente ristrutturata. Prima dovevamo occuparci tranquillamente di conti correnti, cambiali, bonifici, di concedere prestiti. Ora, invece, dovevamo avere degli obiettivi, che non erano i nostri. Questi obiettivi consistevano nell'ammollare ai clienti delle cose che si chiamavano strumenti finanziari. E per farlo dovevamo usare un cumulo di parole inglesi. Io sono all'antica. Ero rimasto ai tempi in cui, se non volevi farti capire, dovevi usare il latino, che poi, aveva, diciamolo pure, un certo che di eleganza e di classicità. Ma forse la Mano Invisibile aveva considerato che la gente, la clientela doveva non solo non capire ma anche essere intimorita. E per far paura niente si presta meglio dei suoni cacofonici e sgraziati dell'inglese, specie dell'inglese americano, che ti frigge come una bomba al fosforo, ti incendia come una bomba al napalm e ti riduce in mille pezzi come una bomba a frammentazione. A nessuno sarebbe venuto in mente, ricordando "che me ne faccio del vostro latinorum", di dire "What can I do of your english".

Non so se la traduzione è esatta. Io non volevo, forte dei miei studi classici, avere niente a che fare con l'inglese. E si apriva un baratro davanti ai miei piedi. La Mano Invisibile (the Invisible Hand) alitava sul mio collo. Di lì a poco sarei stato licenziato per scarso rendimento (scarce productivity, avrebbero scritto sulla lettera di licenziamento, per farmi un ultimo sberleffo).

Con il mio imminente licenziamento sarebbero cominciati i guai.

L’anno prossimo, di questi tempi, sarebbe scaduto il contratto di affitto della casa. La proprietaria, persona amica, che conoscevo da quando ero bambino, mi aveva preannunciato che, per rinnovare il contratto per altri quattro anni, avrebbe richiesto una somma veramente ingente. C’è una legge che dovrebbe proteggere la gente contro queste richieste iugulatorie. Ma la difesa delle norme sociali è affidato solo al buon cuore delle persone amiche. E quando le persone amiche non hanno buon cuore si perde la certezza del diritto. 

Aggiungi a questo che l'automobile aveva la veneranda età di quattordici anni. Bisognava, quindi, sostituirla al più presto. Tutto cospirava contro le necessità di noi piccoli borghesi. 

I bisogni dei bambini crescevano ed io, mese per mese, mi vedevo costretto a prelevare qualcosa dai risparmi. Da parte avevo, quando ci siamo conosciuti, qualche cosina. Prendi oggi, prendi domani, la cifra si era notevolmente assottigliata. Se io avessi fatto ancora parte dell'antica e sconfitta gilda dei lavoratori a tempo indeterminato, naturalmente la situazione sarebbe stata molto diversa. Ti ringrazio di non avermi fatto pesare - come, sicuramente, avrebbe fatto un’altra moglie - questa mia incapacità di andare avanti. Avrei dovuto leccare in inglese la Mano Invisibile. Ma non l'ho fatto. Perdonami. 

Molti preconizzavano per me un brillante avvenire. I fatti hanno smentito questi cortesi, ma ahimé inaffidabili profeti. Cosa posso invocare a mia scusante? Incapacità, sfortuna? Crollo del muro di Berlino? Esportazione della democrazia? Guerra Infinita? L'Asse del Male? Cerco di essere obiettivo. Credo che, quello che ad altri può apparire un fallimento della mia vita lavorativa, sia, in realtà, una mancata adesione a un sistema economico e religioso che ha portato democrazia, libertà e benessere in tutto il Mondo, ma che mi è stato sempre totalmente estraneo. Io, molto in piccolo, faccio parte dell'Asse del Male. Ringrazio, sotto questo punto di vista, la mia natura anarchica, asociale e, perché no, anche ludica.

Rimaneva il problema: come e perché far ricadere su di voi le mie scelte di vita?

Se avessimo avuto una casa nostra, di proprietà, se avessimo vissuto in una città dove ci fosse stata un' autentica solidarietà umana, dove avremmo potuto godere degli elementari servizi ai quali ha diritto un cittadino, non me ne sarei dovuto andare via da casa. Ma così non era nella nostra città, dove tutto era stato privatizzato, obbedendo alla Mano.

Divago? È necessario ora che spieghi quello che è successo. Anche se, praticamente e tecnicamente, non siamo più marito e moglie, è doveroso darti una spiegazione e farti conoscere tutti i fatti Non voglio che tu sappia da altri, che potrebbero travisare la verità.

Lucilla, tu sei stata cieca a sposarmi, anche se ora ti trovi con un ragguardevole conto in banca e senza un marito tra i piedi. Perdona lo sfogo. Vado ai fatti. 

Per tutto quello che ho detto prima, ero arrivato alla disperazione. Credo che tu te ne sia accorta. Ho pregato disperatamente che qualcosa accadesse. Nulla. Almeno, niente di materiale. Avevo, nel mio alterato stato mentale, pensato... no, non di rubare in banca, perché non sono mai stato un liberista... Piuttosto avrei venduto l'anima al diavolo. Questo tipo di compravendita si affacciò per un po’ nella mia mente, ma subito la scacciai. Nonostante tutti i miei guai, avevo sempre avuto solidi principi morali Allora, che fare? Uccidermi? Cosa avrei risolto? Cosa ne sarebbe stato di voi? 

Mentre mi arrovellavo costantemente intorno a questi problemi, si verificò l'evento risolutivo, che ha cambiato radicalmente la mia vita ed ha mutato sostanzialmente in bene, come auspicavo, la vostra. 

Feci l'incontro fondamentale della mia vita.

Che fai? Piangi? Asciuga le lacrime e leggi. Non c’ è niente di riduttivo per te.

Fece la sua apparizione un signore strano. Mi seguiva dappertutto. Mi faceva larghi sorrisi. Inventava situazioni per mettersi in contatto con me. Mi chiedeva dove fosse una strada, una piazza, o a che ora passasse l'autobus. Rispondevo cortesemente e tiravo subito via.

C’era qualcosa di innocuo e di strano in lui. No, non era possibile che si fosse innamorato di me. Era un uomo anziano, con i capelli e le sopracciglia candide, immacolate. Vestiva un elegante abito, impeccabile ma decisamente sorpassato di moda. Tutto in lui, il suo aspetto rotondo, i suoi modi cortesi, ispiravano simpatia. Ma neanche io mi ero innamorato di lui. Finalmente, un mattino, l'uomo, fattosi forse coraggio, mi affrontò e venne al nocciolo della questione:

"Voglio aiutarti" mi disse. Lo fece in modo naturale, come se avesse letto nel profondo dei miei pensieri. Fui sorpreso, anzi sbalordito, da quel modo diretto di porre la questione. Non riuscii a rispondere niente. 

Quello continuò: "Vengo subito al dunque. So per certo che hai anche pensato di vendere l'anima al diavolo, in cambio di un’esistenza più decente per la tua famiglia."

"Ma..."

"Lo so, lo so, sei riuscito a reagire a questo bruttissimo pensiero. Per premiarti, voglio offrirti un’occasione migliore. Avrai vantaggi e non andrai incontro ad una spiacevole dannazione. Guarda, tu potresti vendere la tua anima all'angelo."

A questo punto mi ripresi, credetti di aver afferrato il senso della situazione ed intervenni con tono infastidito: 

"Ho capito, ora mi dirai che sei un angelo di quarta, quinta o sesta classe. Sicuramente, ti manda Frank Capra. Ebbene, dici a quel signore che la vita reale è proprio l'esatto contrario dei suoi film, e che mi rifiuto di parlare in inglese."

Ritenendo che, a quel punto, non ci fosse proprio nulla da aggiungere, salutai e feci per andarmene per la mia strada. Tra l'altro, ero in ritardo sull'orario di ingresso in ufficio. 

Con un gesto deciso, ma cortese, l'uomo mi fermò e mi mostrò le sue credenziali. L’essere misterioso si guardò circospetto intorno. Passava un cane. Povera bestia... Era impedito da una strana deformazione ad una zampa. Si trascinava penosamente. L'essere fissò l'animale e schioccò le dita. Il cane ebbe all'istante la zampa risanata e, come se non avesse aspettato altro, prese a correre e svoltò l'angolo. Di fronte a quella prova, i miei argomenti venivano a cadere. Non si poteva, certamente, trattare di volgari trucchi cinematografici. Decisi di non andare in ufficio e guardai l'angelo con fare interrogativo.

"In effetti - fece lui sornione - c'è qualcuno, lassù, che ama molto il cinema del 'sogno americano'". 

"La Mano?" chiesi.

L'altro non tenne conto della mia interruzione e continuò: "Frank Capra è molto ben visto. Qualche volta, per qualche intervento, ci ispiriamo ai suoi film.

Dunque, ho una notizia importantissima. Lassù abbiamo indetto un concorso tra tutti i poveri disgraziati. Tu hai vinto il primo premio."

"È la prima volta che vinco qualcosa" considerai smarrito.

"È anche l'ultima" precisò l'angelo. "In effetti, al principio sono stato un po' impreciso. Non è che tu debba venderti l'anima. Queste sono cose tipicamente del diavolo. Devi solo firmare su questo modulo, qui sulla linea tratteggiata, in segno di accettazione delle condizioni generali di contratto. Per ricevere il premio."

"Firmo subito. Hai una penna?"

"Un momento, Prima devi conoscere le condizioni della vincita. Dunque, il tuo più grande desiderio è quello di dare una bella sistemazione alla tua famiglia. Sogni di vivere in una città passabile e non decisamente schifosa. come questa, non privatizzata, insomma. Tu vedi la casa, quasi in campagna, immersa nel verde, con ampi spazi per giocare. Vedi il cane, il gatto, il cavallino. Vedi i tuoi figli che crescono liberi, tra i giochi intelligenti ed anche tra quelli stupidi, quando ci vuole. Tu vuoi che i tuoi diventino adulti nel culto della libertà e della dignità, lontani dai miasmi della corruzione, della falsità e di tutto quello che c’è di marcio in questo mondo.

Tempo un anno, e i tuoi sogni si realizzeranno. 

C’è, però, un piccolo intoppo. Questo accadrà quando tu sarai morto." 

L’angelo mi vide contrariato. "Non si può avere tutto dalla vita, caro mio."

"Infatti, ho sempre avuto molto poco."

"In compenso, in quest’anno potrai organizzare per bene le tue cose e potrai, se lo vorrai, e, soprattutto se lo vorranno i tuoi familiari, continuare anche dopo ad essere presente nella tua famiglia. Lassù è stato deciso che avrai incarichi importanti e potrai anche fare cose che ti piaceranno. Che so... starà a te stabilire le iniziative. Cosa decidi?"

Avrei potuto prendere tempo. Ma a cosa sarebbe servito? Sapevo che non c’era altro modo per risolvere i nostri problemi. 

"Dove debbo firmare?"

"Qui, il modulo è in tre copie. Non ti preoccupare, si tratta di carta autoricalcante che non sporca."

Sospirai. "Vi siete attrezzati..."

Approfittai del cofano di un’ automobile e firmai. L’angelo scomparve, senza lasciarmi alcuna ricevuta, che pure mi aspettavo per regolarità.

Camminavo in strada, mi si avvicinavano tipacci. Chi, senza motivo, mi prendeva a calci, chi a pugni, chi a schiaffi. Rimanevo dolorante, ma perplesso.

Ti ci mettesti anche tu, Lucilla. Mi rompesti un piatto in testa quando scopristi una piuma sulla mia giacca e facesti una terribile scenata di gelosia. "Disgraziato! Perché mi tradisci con quell'oca che sta nel tuo ufficio?"

Chiesi, naturalmente, all'angelo, che si faceva di tanto in tanto vedere, ragione di quegli avvenimenti. 

"Non ti preoccupare, abbi fede. Sono prove sublimi" mi rispondeva ogni volta, con un sorriso.

Arrivò l'ultimo trimestre della mia permanenza sulla terra. I tempi stringevano. L'angelo mi disse che potevo agire. 

Acquistai la casa quasi in campagna e tutto quello che avevo, fino ad allora, invano, desiderato per voi. 

Acquistare non è proprio il termine esatto. In effetti, assumevo, con una certa larghezza, devo ammetterlo, impegni firmando una gran quantità di assegni a vuoto. L’angelo mi aveva assicurato di non preoccuparmi. Aveva disposto le cose in modo da far temporaneamente perdere gli assegni. Quando le banche si sarebbero accorte dello smarrimento, sul mio conto ci sarebbero stati soldi sufficienti.

L'essere soprannaturale mi venne a prendere in ufficio e mi disse che tutto era pronto. Mi accompagnò nei lussuosi locali di una primaria compagnia di assicurazione. Qui venni visitato e trovato sanissimo. Potevo stipulare un'assicurazione sulla vita, per la somma di cinque milioni di euro, da corrispondere a te e ai bambini. 

Il medico che mi aveva visitato mi disse che sarei, senza alcun dubbio, vissuto fino all'età di cent'anni. 

Il giorno dopo morivo improvvisamente. Mi dispiace per il dolore che vi ho dato. Perdonatemi. Non ti preoccupare, con il tempo ci si abitua.

Avrai trovato inconsueto il modo che ho scelto per comunicare con te. Ti dovrai abituare a certe cose fuori dall'ordinario e, soprattutto, a non aver paura. In cosa potrei nuocervi?

Te ne stavi in cucina a scrivere sull'agenda di casa quello che dovevi comprare.

Mi sono inserito, ti ho procurato una leggera trance, mi sono praticamente impadronito della penna, anche se continuava ad essere in mano tua. Ho cominciato a scrivere questa lettera. Riconosci la mia scrittura?

Mi fa piacere trovarvi tutti in ottima salute. La casa è bella ed accogliente. I bambini possono giocare liberi. Ho visto che continuano a dividere con intelligenza il tempo tra studio, sport, gioco, lettura. Poco prima di morire ho riempito la casa di libri, pagandoli, ovviamente, con assegni a vuoto, che hai potuto onorare con i soldi dell’assicurazione. Ho notato con piacere che il nostro figlio più grande già comincia a curiosare tra quelli più adatti alla sua età.

Che fa il gatto? Perché guarda in questa direzione? Ah, ha capito che ci sono io in casa. Ho provato a cavalcare il pony nel prato. L’ho sentito nervoso. Già, lui non mi conosceva. Ho comprato anche lui con un assegno a vuoto. Vedo che il cavallino è diventato un grande amico dei bambini.

Stai, stiamo consumando gran parte dell'agenda di casa. Ne dovrai comprare un’altra, ma ora puoi permetterti tutte le spese superflue.

Credo che ci dovremo attrezzare, comunque. Metti nello studio un tavolino a tre gambe, che è un pezzo classico per questo genere di comunicazione. Mettici sopra un bel pacco di carta bianca e tante penne. Ci dobbiamo anche accordare sugli orari nei quali vogliamo stabilire un contatto. Sempre che tu lo voglia, naturalmente. Non desidero fare la parte dell'intruso. Se tu vorrai farti una nuova vita, fallo pure. Non avere inutili riguardi per me. Sei ancora tanto giovane. 

Solo, se sceglierai un nuovo compagno, procura che sia un nuovo buon padre per i bambini. In tal caso non entrerò più in casa. Me ne starò in giardino, qualche volta, per vedere i piccoli.

Purtroppo, i ragazzi sentono un po' la mia mancanza, specialmente il più grande. Ma cosa potevo fare?

Qui dove adesso mi trovo, ho possibilità di avvicinare tanta gente importante.

L’altro giorno mi sono imbattuto in Jean Jacques Rousseau, che è stato anche un insigne studioso di problemi educativi. Ho colto subito l'occasione per chiedergli cosa ne pensasse di certe mie profonde riflessioni. Gli ho detto, più o meno: "I miei figli mi preoccupano. Averli lasciati così piccoli mi dà una gran pena. Però, Maestro, mi sono fatto una ragione. Ho pensato che, per avere una società migliore, è necessario abolire la figura paterna, pregna di autoritarismo. In fondo, ho fatto bene a togliermi di mezzo."

Non ti posso riferire il pensiero di Rousseau sulla mia teoria, perché il maestro non mi ha risposto ed ha cominciato a correre in direzione di una nuvola lontana. In pratica, è come se mi avesse dato del coglione.

Qui tutti mi stimano e mi vogliono un gran bene. Il fatto che sia stato il primo a vendere l'anima all'angelo mi dà molti privilegi. Praticamente, posso fare ciò che mi pare e piace.

Ah, dimenticavo. Metti nel primo cassetto della scrivania dieci pacchi di carta protocollo e una cinquantina di penne assortite. Ti prego di chiudere e di buttare poi la chiave.

Un'altra cosa. Nella fretta di morire, ho dimenticato di pagare la bolletta della luce. Dovresti andare alla società e chiedere di pagarla, senza averla materialmente. So dove è la bolletta, ma credo che sia difficoltoso rientrarne in possesso. Infatti, è nella tasca destra dell’abito nuovo, comprato con un regolare assegno a vuoto, con il quale sono stato seppellito.

Ora, bando a queste tristi idee. Pensiamo a noi ed al nostro futuro. Se lo vorrai, potrà esserci, in piani astrali diversi ma convergenti, un futuro comune. Ti saluto, ti abbraccio e ti bacio,
tuo, per l'eternità, 

Ilario 


...continua