Diario dell'entità Ilario / 12

data ultramondana 345715/08

da "Papà è nel tavolino" / 14

Sembrava una personcina tanto perbene quell'angelo e vedete un po' cosa ha combinato! E io che avevo detto pure: povero angelo! Vatti a fidare!

In una delle mie scorribande terrestri, Lucilla mi ha mostrato un settimanale di pettegolezzi molto popolare. C'erano le mie foto e un articolo che illustrava la mia storia, corredata da un'intervista all'angelo con il quale ho stipulato il famoso contratto. Dall'apparizione dell'articolo, la vita di Lucilla è diventata un inferno (si fa per dire, perché secondo un teologo sarebbe vuoto). Frotte di giornalisti stazionano davanti alla casa dei miei e fanno a botte per piazzare un microfono sul citofono e chiedere a Lucilla: “Signora, cosa si prova, anche sessualmente, ad essere la moglie di un morto non vivo che è anche un vivo non morto?”

Ho capito subito che sono la vittima di una macchinazione e mi toccherà prendere a calci in culo l'angelo (cosa che non non succede mai nei telefilm americani).

In pratica, la Mano Invisibile ha dato ordine che i precari e gli esuberi della Terra, come me, per sopportare meglio la vita di merda che fanno, vedessero per qualcuno di loro almeno una possibilità di riscatto ultramondano. 

Per altri versi, però, siamo contenti. Abbiamo elaborato un certo progetto per aumentare gli effettivi del circolo. Al momento siamo carenti di quadri.

Abbiamo anche avuto una visione.

In uno sfolgorio luccicante di luci, circoscritto dal triangolo della perfezione, ci è apparso Lui, l'Altissimo, l'Onnipotente. Non si vedeva la sua mano destra, eppure con quella reggeva un cesto di lattughe. Riavutosi dalla visione sfavillante della concorrenza, Peppino mi ha spiegato: 

“Niente di che, è apparso nella sua versione liberal-calvinista-puritana-angloamericana. Quella che ha a che fare con la Mano Invisibile, insomma.” 

“Quindi è Lui che ti ha licenziato” ho osservato io con una certa animosità, frenata da Peppino che sa perdonare con grande magnanimità anche i suoi colleghi peccatori. 

Si avvicina Natale. Passo gran parte del mio tempo sulla Terra. Giro per i negozi e compro i regali per la mia famiglia. Naturalmente, adopero il collaudato sistema dell’apporto-asporto. 

Non so se i bambini credono a Babbo Natale, comunque credono senz'altro nel loro padre ultraterreno, che sono io. 

Michail Aleksandrovic, Peppino e l’angelo decaduto, intanto, si stanno dando un gran da fare per liberare il barbone. Non è stato possibile ottenerne la scarcerazione e l'affidamento ai servizi sociali, perché il suo crimine è stato troppo grande. Allora, gli amici del circolo hanno fatto sparire le prove, le carte processuali ed hanno indotto in amnesia parziale quelli che sapevano del fatto commesso dal barbone. 

Hanno lavorato tanto bene da indurre il direttore del carcere a chiamare il povero ladro di polli ed a chiedergli: “Chi sei tu e perché stai qui? Spiegamelo. Questo non è un albergo o un ristorante”. Il direttore del carcere si è inalberato. 

Poi si è calmato ed ha domandato al detenuto, pazientemente: “Vedi, qua dentro noi abbiamo due categorie di ospiti. La prima è rappresentata dai pesci piccoli. Sei un pesce piccolo?»

Il barbone si è guardato attentamente, poi ha risposto con convinzione: “No.”

"E allora, veniamo alla seconda ed ultima categoria dei nostri detenuti, quella degli omonimi. Sei un omonimo?"

"No" ha risposto subito il barbone.

"Vattene da qui, subito" ha urlato allora il direttore del carcere.

Il barbone è uscito spaesato dal portone della galera, reggendo le sue povere cose in un sacchetto. Lo hanno accolto sorridendo Peppino, Bakunin e l’angelo decaduto. Io ero assente giustificato perché occupato ai grandi magazzini. 

Peppino si è fatto incontro al barbone e gli ha spiegato tutto. L’ex detenuto, mostrando un’agilità ed una forza insospettate, ha steso a terra con tre poderosi pugni il quasi intero circolo "Bakunin" che, come in tutte le grandi occasioni, si era materializzato. 

Poi c’è stata la riconciliazione. Peppino è stato sorprendentemente mellifluo: "Che ci stai a fare in mezzo a tutti questi fetenti. Tu sei un essere libero, tu sei un uomo. Perché l’uomo, se è tale, due cose deve saper fare: sorridere e giocare."

Il barbone si è fatto convincere. Ha firmato sulla linea tratteggiata il contratto di vendita della sua anima. Subito dopo, tutti insieme, tenendosi mano nella mano, hanno spiccato il volo verso il cielo. Hanno lasciato giù, in basso, sotto un lampione, il corpo senza vita di un vecchio barbone.


...continua